Il caso

Banca Carige, Luigi Di Maio vuole far saltare il sistema del credito

Cristina Agostini

L'ipotesi di nazionalizzare Banca Carige piace molto al governo. Lo dice Matteo Salvini («L'obiettivo è portare l'istituto sotto lo Stato».) Non è da meno Luigi Di Maio: «Quello di Carige - dice - non è un salvataggio ma una nazionalizzazione». E per essere certo di fare l'amico del popolo annuncia la pubblicazione dell'elenco dei grandi clienti che non hanno onorato i debiti «perché bisogna conoscere i nomi dei soliti noti». Senza rendersi conto che pubblicare l' elenco dei morosi significa desertificare la platea dei clienti. Perché stare con una banca dove non c' è ombra di privacy? Ma non c'è niente da fare: alla nazionalizzazione della Carige cui nessuno sa resistere. Nemmeno Giancarlo Giorgetti, solitamente moderato, per il quale il passaggio allo Stato è «una possibilità concreta». Leggi anche: "Non sai proprio nulla, capita". Borghi umilia David Parenzo: massacro in diretta Solo il ministro Tria, rispondendo alle domande in Parlamento, tenta di usare il buon senso annunciando la preferenza per «una soluzione di mercato». Se non fosse possibile questa soluzione il passaggio sotto allo Stato, dovrebbe essere un' operazione temporanea « perché la partecipazione di controllo deve essere dismessa al termine della ristrutturazione». Le affermazioni del ministro, però, sono in totale contrasto con quanto affermato da Luigi Di Maio. In diretta Facebook il vice premier annuncia un piano di una nazionalizzazione permanente: «Se i cittadini mettono i soldi in una banca, allora quella banca diventa dei cittadini» Nella visione di Di Maio la Carige pubblica dovrebbe divenmtare una sorta di onlus che concede «crediti alle imprese in difficoltà» oppure offre mutui a condizioni di favore «per aiutare i giovani a diventare indipendenti e andare via di casa». La rivoluzione del credito immaginata da Di Maio non si ferma certo qui. Annuncia il ripristino della Legge Bancaria del 1936 che divide le banche commerciali dalle banche d' investimento («Perché il depositante deve sapere se i suoi soldi vanno alle imprese o servono a giocare in Borsa»). Annuncia per fine mese l' istituzione di una commissione d' inchiesta e. A presiederla sarà Gianluigi Paragone che, considerando le cose ha scritto nel libro «Gangbank» non faticherà a trasformare l'aula parlamentare in una nuova edizione de La Gabbia. Di Maio annuncia che la prima convocazione riguarderà Banca d'Italia. Facile immaginare che il Governatore Visco non dovrà rendere una semplice testimonianza ma vestire i panni dell'imputato. Chissà se questa volta, a differenza della commissione guidata da Pierferdinando Casini, si arriverà anche a convocare Mario Draghi. I progetti del governo hanno un solo ostacolo. Sono i commissari di Carige secondo cui la banca non verrà nazionalizzata. di Nino Sunseri