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Alessandro Di Battista come Luigi Di Maio, molla il papà ma... Qual è il suo vero, grave peccato

Giulio Bucchi
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«Torno in Italia per difendermi dalle stronzate che scrivono su di me». Con codeste parole l' ex deputato dei cinquestelle Alessandro Di Battista, che si occupa di politica solo «a titolo volontario» essendo uno spirito libero, ci aveva annunciato il suo rientro in patria. E da quando vi ha messo piede ce lo ritroviamo in tutti i salotti televisivi di tutte le reti nazionali. «È la vita dei miei sogni, mi pagano per fare reportage», afferma a proposito del suo mestiere. Con la sua aria da intellettuale vissuto e uomo di mondo che ne ha viste di ogni e può narrarle, simulacro di verità che i comuni mortali disconoscono, ad Alessandro non basta sbandierare le sue dotte ed illuminanti opinioni davanti alle telecamere su svariati argomenti, come ha fatto ieri nel salotto di Barbara D' Urso, dove ha spiegato che i migranti a bordo della Sea Watch devono essere fatti sbarcare in Italia, curati e poi spediti ad Amsterdam su un volo di linea. Leggi anche: "Lui è il fascista più...". Di Battista, il delirio su papà Vittorio Sabato pomeriggio alle ore 17:40, ad esempio, ha spiegato su Facebook la sua posizione rispetto al dittatore sanguinario Maduro e ha paragonato la Libia di Gheddafi al Venezuela. «Firmare l' ultimatum Ue al Venezuela è una stronzata megagalattica. Io non ci sto», ha tuonato, aggiungendo «mi meraviglio di Salvini che fa il sovranista a parole ma poi avalla una linea ridicola». Le frecciatine al ministro dell' Interno, alleato di governo che secondo Alessandro «deve tirare fuori le palle» non solo in materia di immigrazione, non mancano mai. Del resto, si sa che Di Battista, il quale si erge ad esperto di politica internazionale per essere stato in vacanza in Costa Rica («ho viaggiato tanto e so» ha puntualizzato ieri a Domenica Live), ama fare opposizione - per sua stessa ammissione -, persino ora che nell' esecutivo siedono i suoi compari. Alle 15:30, ossia poco più di due ore prima della pubblicazione di questo post, Alessandro aveva diffuso un video addirittura struggente. Nel filmato amatoriale della durata di 5 minuti l' ex deputato confessa con evidente difficoltà di avere sentito in mattinata il padre Vittorio, che gli avrebbe raccontato di essere stato fermato da un inviato del programma Le Iene al quale avrebbe ammesso di avere un lavoratore in nero nell' azienda di famiglia, che sarebbe indebitata con il fisco, con le banche e con i dipendenti. Alessandro, membro del consiglio di amministrazione di suddetta società a conduzione familiare, ammette di essere al corrente da giorni (almeno) di questa realtà, eppure l' ha taciuta decidendo di condividerla in tutta fretta con il pubblico solo dopo che il padre è stato incalzato dal microfono del giornalista Filippo Roma. Un ravvedimento così tardivo eppure puntuale da destare non pochi sospetti. «Mi sono incazzato, in primis perché i lavoratori si devono sempre mettere in regola. Papà mi ha spiegato che in una fase di difficoltà dell' azienda questa persona di 78 anni viene ogni tanto a dare una mano. Mi sono arrabbiato a morte, perché a noi ci fanno le pulci su tutto. E anche perché non mi ha chiesto aiuto», spiega Di Battista junior nel video. Ecco cosa succede quando stai in vacanza sei mesi. Questo vorrebbe farci credere Alessandro, che sottolinea il fatto che è tornato appena un mese fa dal suo pellegrinaggio. «mi sono arrabbiato a morte» «Anche se ho preso un' altra direzione voglio dare una mano ora per sistemare questa cosa», annuncia il giovane, ignorando il fatto che non fa il buon samaritano se mette ordine nei suoi affari, ma solo il suo dovere, dato che l' azienda di sanitari gli appartiene. Insomma, ci risiamo. Un altro figlio ingrato che prende le distanze dal babbo che osa violare la legge. La vicenda ricorda per filo e per segno quella dei Di Maio. Anche Luigino, membro del cda dell' impresa della famiglia, non sapeva nulla circa il fatto che il suo papà ricorreva al lavoro in nero. Anche Luigino si mostrò sconcertato, addirittura deluso dal papino, dopo che pennivendoli e puttane, ossia noi giornalisti, avevano portato alla luce queste magagne. Vorremmo prendere le difese di certi genitori che hanno messo al mondo figli solo in apparenza migliori di loro, i quali, proclamandosi onesti, continuano a puntare il dito con severità e a scaricare responsabilità che li riguardano esclusivamente su coloro gli hanno dato la vita. Il Dibba ieri, ospite della D' Urso, ha dribblato alla grande le domande inerenti a questa sporca faccenda dilungandosi su ben altre questioni. «Sono dell' avviso che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli», ha osservato, infine, Barbara. Il diretto interessato si limitava ad annuire con un' espressione contrita e forzata. Nient' altro. Poi il sollievo: la pubblicità. come un cane bastonato I babbi, dal canto loro, offrono il fianco per tutelare la carriera politica dei loro bimbi. Ieri mattina Vittorio Di Battista, che ha abbandonato i suoi consueti toni aspri per adottare quelli da cane bastonato, ha pubblicato su Facebook un messaggio di scuse per il figlio, che avrebbe potuto comunicargli semplicemente chiamandolo. «Ringrazio Alessandro per le sue parole. Lo ringrazio per la sua serenità, per la sua onestà, per il suo rigore e per l' affetto. Confermo quanto ho detto all' inviato delle Iene. Negli ultimi tempi mi sono dovuto avvalere di un collaboratore "in nero". Non si deve fare ma, a volte, le circostanze ti ci costringono», ha scritto Di Battista senior ribadendo che lui non lo rifarebbe «in primo luogo, per non arrecare un danno ingiusto ad Alessandro e a tutto quello che lo contraddistingue e in cui crede». Circa i lavoratori in nero, invece, neanche una parola. Il danno lo ha subito Alessandro, dal brillante futuro che non deve essere compromesso, mica chi sgobba senza contratto! Anche perché, come ha detto sabato il Dibba, cercando maldestramente di giustificare il padre, quello del prendere manovalanza senza riconoscere alcun diritto sembra essere «costume diffuso di questi tempi». Ecco, è quasi giusto e normale, poiché lo fanno tutti. Lo sappiamo bene che in Italia gli imprenditori devono fare i conti con molteplici problematiche nel tentativo di tenere in piedi le loro piccole e medie imprese. Spesso arrivano addirittura al suicidio. Non ci indigna che Di Battista senior abbia avuto un lavoratore in nero. Ci indigna però l' ipocrisia, quella sì, quella di chi continua a criminalizzare chi fa impresa e non alleggerisce gli oneri fiscali e burocratici che pesano sulle spalle di questi cittadini che creano occupazione. Ci indigna l' ipocrisia di chi ci fa i sermoni ogni dì discettando di integrità, come fosse suo esclusivo appannaggio, e paragonando il lavoro nero agli escrementi e poi, tra le mura di casa, fa un po' il cavolo che gli pare. Ecco, questa a noi sembra una «stronzata megagalattica». di Azzurra Noemi Barbuto

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