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Bankitalia, perchè ha già vinto lo scontro con Matteo Salvini e Luigi Di Maio sulle nomine dei vertici

Matteo Legnani
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Il braccio di ferro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio da una parte e Banca d'Italia dall'altro ha già un vincitore. Ed è la Banca centrale. Che di fatto potrà fare quel che vuole relativamente alla conferma dei propri vertici, indipendentemente dalla volontà dei due vicepremier di produrre una discontinuità in un ente "che non ha controllato il sistema bancario come avrebbe dovuto". La polemica era già emersa quando si era trattato di rinnovare il mandato del governatore Ignazio Visco, che Renzi avrebbe voluto mandare a casa e che invece Gentiloni riconfermò. Ma quella della figura apicale della banca centrale è l'unica nomina che dipenda direttamente dal governo. Viceversa, come riporta oggi Il Corriere della Sera, la legge prevede che le nomine del direttorio siano indicate dal Consiglio superiore della stessa Banca d'Italia e confermate con un decreto del presidente della Repibblica una volta "sentito (solo sentito, appunto) il Consiglio dei ministri. Dunque, il capo dello Stato ha il diritto di confermare le nomine in direttorio anche se il parere del Consiglio dei ministri fosse negativo. Ora, dato che giusto ieri il ministro dell'Economia Giovanni Tria, uomo fortemente voluto nel governo dallo stesso Mattarella, si è espresso più che apertamente per "l'indipendenza e autonomia della Banca d'Italia, appare più che scontato che il presidente della Repubblica seguirà quelle che saranno le indicazioni del Consiglio superiore di Bankitalia. Leggi anche: Giovanni Tria, rottura totale con Salvini e Di Maio: l'attacco su Bankitalia

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