Il ritratto non autorizzato di Nonna Parlamento: "Così la Prestigiacomo ha rovinato Forza Italia"
Nonna Stefania da Siracusa ha battuto un nuovo rintocco stonato: «Siamo preoccupati di fronte al progetto di riforma del governo sull' autonomia delle regioni», sospira pensosa la veterana della Repubblica giunta alla settima legislatura consecutiva. Dopo averci deliziato, solo poche settimane fa, veleggiando coi capelli al vento verso la Sea Wacht stipata di migranti assieme al comunista Nicola Fratoianni e al radicale Riccardo Magi, ora Stefania Prestigiacomo lancia l' allarme contro il rischio di «un' Italia a macchia di leopardo». Ce l' ha con il progetto di autonomia differenziata per Lombardia, Veneto e Emilia, giunto in dirittura d' arrivo malgrado le resistenze interne ai Cinque stelle. Il suo timore è che si configuri un grave squilibrio tra «un Nord motore e traino dell' economia e un Sud abbandonato al suo destino e che, negli anni, ha già pagato un alto prezzo. Se questo è l' obiettivo del governo - sentenzia lei - è sulla strada sbagliata». Prestigiacomo ha tutto il diritto di farsi notare, saltellando a cadenza regolare da piccole provocazioni a grandi banalità mediatizzabili, perché il paesaggio circostante la destinerebbe altrimenti a un desolante anonimato. Le leggi della politica sono spietate. E tuttavia richiedono anche un certo mestiere. Lei ha dimostrato d' essere imbattibile sul piano della longevità, ma che senso ha continuare così? L' affondo contro l' autonomia è un borborigmo caratteristico dei nostalgici dello Stato centrale giacobino, un vezzo salottiero e sinistro. Non c' entra nulla con la cultura liberale e federalista sulla quale il berlusconismo ha fondato un ventennio di fruttuose alleanze con la Lega e con gli autonomisti del Mezzogiorno. A cominciare dai siciliani; i quali godono del privilegio di uno statuto speciale ma, soprattutto quando si chiamano Stefania Prestigiacomo, non vogliono condividerlo per nessuna ragione al mondo con le altre regioni. Oloegrafia paesana - Nel suo caso, nessuna illusione: non possiamo pretendere che l' analisi vada al di là dell' oleografia paesana - «il Sud rappresenta uno straordinario patrimonio e va valorizzato, perché può a pieno titolo essere traino e motore di rilancio per l' intero sistema economico del Paese» - e riesca a bordeggiare il porto sicuro della coerenza con un quarto di secolo parlamentare culminato in una sfortunata riforma di centrodestra (2001-2006) basata sulla devolution. Finiana emerita - La domanda, allora, è questa e non è nuova: che ci sta a fare la Prestigiacomo in Forza Italia? Ce lo chiedemmo già nel 2005, all' epoca del referendum sulla fecondazione assistita, quando i dirigenti del centrodestra marciavano compatti accanto al Vaticano per far mancare il quorum alla consultazione e soltanto lei e Gianfranco Fini si distinsero per una dissidenza mai giustificata. Vanità? Gusto di stupire i borghesi? Complesso d' inferiorità verso il potere culturale egemone in Italia? Tutto quanto insieme, e riassumibile nella formula chimica di una strana destra che gioca a fare la sinistra in ritardo e si gode gli applausi cinici dell' avversario. Per approfondire leggi anche: Carfagna - De Girolamo: è guerra Fini ci ha costruito un' intera carriera, facendosi usare, riusare e usurare pur di prendere il posto di Berlusconi. Gli è andata malissimo: ha ammazzato un partito che valeva il 13 per cento, Alleanza nazionale; ha fatto esplodere il Popolo della libertà, si è compromesso con un demi-monde familistico che lo ha precipitato in un processo per riciclaggio. La cosa interessante è che in questa voluttuosa caduta Stefania gli è stata sempre idealmente a fianco, testimone e complice di battaglie perdenti. Caduto Fini, oggi Prestigiacomo marcia solitaria sui confini dell' irrilevanza e lo fa con lo stile di una finiana emerita ed erratica. Se non fosse una generalessa prepensionata e senza truppe, Forza Italia avrebbe le ore contate. Ma se l' ostacolo sulla via dell' autonomia differenziata è il suo veto levantino, non abbiamo di che preoccuparci. di Alessandro Giuli