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Diciotti, Travaglio e il tradimento dei grillini su Salvini: "Votano ma non sanno nulla"

Gino Coala
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Non poteva andare peggio il voto sul caso Diciotti per Marco Travaglio. Il direttore del Fatto quotidiano sin dalla vigilia della consultazione sulla piattaforma Rousseau sulla richiesta di processo per Matteo Salvini aveva invocato a gran voce la base grillina perché il Tribunale dei ministri di Catania processasse il vicepremier leghista, accusato di sequestro di persona aggravato di 177 immigrati. E invece gli iscritti del M5s ancora una volta non hanno ascoltato il direttorissimo, procurandoli una cocente delusione difficile da digerire. Leggi anche: Padellaro, l'intervista a Libero: "Perché il governo Lega-M5s non può durare" Nell'ultimo editoriale dal titolo emblematico "Movimento 5stalle", Travaglio si scaglia contro uno dei pilastri del movimento grillino, cioè le consultazioni interne sulle decisioni cruciali. Di punto in bianco, per er Manetta non si può chiedere al "popolo di pronunciarsi su questioni penali dei quali non sa nulla, la risposta che arriva di solito è sbagliata". Anzi secondo Travaglio, la decisione degli iscritti grillini è "sbagliatissima" e parla apertamente di un "suicidio". In preda allo sconforto, Travaglio si lancia in una diagnosi sulla salute del paziente grillino che per i suoi standard è da malato terminale: "È bastato meno di un anno di governo perché il virus del berlusconismo infettasse un po' tutto il mondo 5stelle". E gli indizi che il mondo pentastellato gli si stesse rivoltando contro c'erano tutti da giorni, soprattutto nelle parole di quei senatori che cercavano argomenti a favore del salvataggio di Salvini: "Dicono più o meno tutti la stessa cosa: siccome ora governiamo noi e la Lega, decidiamo noi chi va processato e chi no, alla faccia dei giudici politicizzati che vorrebbero giudicare le nostre scelte unanimi per rovesciare il governo".

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