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Giuseppe Conte alle corde, lo sfogo: "A cosa mi hanno ridotto Matteo Salvini e Luigi Di Maio"

Davide Locano
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Semplicemente stravolto. Le voci rilanciate dal Corriere della Sera sono piuttosto inquietanti: danno conto di un Giuseppe Conte in riserva, assoluta. Si legge infatti che ai piani alti di Palazzo Chigi i funzionari di vecchia data si sfogano in questo modo: "Ormai facciamo solo ratifiche di trattati internazionali o di provvedimenti europei". Insomma, tutto stagna: dalle semplificazioni alla riforma del codice degli appalti, dal blocco degli investimenti alla missione tecnica dei 300 ingegneri chiamai a rivoluzionare le spese pubbliche. Dunque, il premier: Conte viene descritto dai suoi collaboratori come "stanco, sfibrato dalle continue mediazioni, da un clima che lo costringe ad essere continuamente un arbitro tra due litiganti", i quali ovviamente sono Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due vicepremier che sono i veri "capi" di questo esecutivo. Il Corsera dà conto anche di uno sfogo, privato, del premier: "La funzione esecutiva così si è ridotta ad un arbitrato costante dei conflitti tra i due vicepremier". Leggi anche: "A cosa punta Conte": la soffiata di Bisignani Già, un Conte sfibrato, esausto, da tempo esautorato. L'ultima vicenda a provarlo è la Tav, sulla quale non si arriva a una decisione. Il tutto in attesa delle probabili conseguenze del voto di domenica in Sardegna, che con discreta approssimazione sarà una nuova Caporetto per il M5s. Un flop dagli esiti imprevedibili ma che per certo farà sentire le sue ripercussioni anche all'inquilino di Palazzo Chigi, sempre più stravolto e impotente.

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