L'intervista

Cancellieri, Biancofiore(Pdl): "Io cacciata per nulla. Perché lei resta?"

Giulio Bucchi

«Sei mesi di calvario», li definisce Michaela Biancofiore, bionda amazzone berlusconiana, dalla breve e tormentata esperienza nel governo Letta. Nominata sottosegretario alle Pari Opportunità, si è vista dirottare allo Sport e Pubblica amministrazione per una frase sui gay. Poi, a settembre, quando la crisi sembrava a un passo, ha rassegnato le dimissioni come chiesto da Silvio Berlusconi e il premier Letta le ha accettate senza indugi, alla vigilia delle elezioni in Trentino, suo feudo, dove infatti il centrodestra è andato sotto. Però lei non molla e continua a incalzare i suoi.   Onorevole Biancofiore, cosa ha provato leggendo dell’affaire  Cancellieri-Ligresti? «È l’ennesima prova che in Italia la giustizia non è uguale per tutti. Se è un ministro del governo Letta ad alzare il telefono per aiutare un detenuto è un’opera umanitaria, se lo fa Berlusconi per una minorenne, neppure arrestata, è concussione. Quindi, bene ha fatto Daniela Santanché a chiedere al Guardasigilli di essere coerente e di inviare gli ispettori a Milano». Il ministro non intende dimettersi e Letta la difende. Mentre lei, da sottosegretario, è stata fatta fuori per molto meno... «Molto meno? Io sono stata cacciata per nulla. Solo perché il mio Dna è azzurro berlusconiano e perché fin dall’inizio non mi volevano al governo. Pensi, che appena nominata, Alfano e Lupi chiamarono Franco Frattini, che è praticamente mio fratello (anche se in politica ha fatto una scelta diversa), come per mettermi sotto tutela, per dirgli: pensaci tu. Ma parlerò, a breve, perché è giusto che si sappia tutto».  Lei aveva detto in un’intervista che i «gay si autoghettizzano da soli» e Letta l’ha rimossa dalle Pari opportunità.   «È evidente che quell’intervista era stata montata ad arte. Comunque, la mia frase era meno scandalosa di una telefonata del titolare della Giustizia per gli amici potenti. Lo stesso Angelino Alfano mi disse che non gli sembrava così grave. Però né lui, né le cosiddette colombe del Pdl, che dicono di lavorare tanto per l’unità del centrodestra, hanno alzato un dito per me. Più che moderati a me sembrano maleducati. La verità è che secondo Enrico Letta dal 2 ottobre è cambiato tutto, è nata un’altra maggioranza. E Alfano cosa fa?».    Però sulla Cancellieri nessuno, a parte Grillo, grida allo scandalo. Nemmeno il Pdl.  «Il caso della Cancellieri è solo la punta di un iceberg di uno snodo politico, perché nella maggioranza di governo ci sono due pesi e due misure a discapito del Pdl, che solo Alfano può e deve chiarire. Poi, sulla vicenda specifica, il dato importante è che i Ligresti arrivano alla Cancellieri perché sono potenti, mentre a un cittadino comune è impedito di ottenere aiuto così facilmente. Ricordiamo il caso Cucchi, ad esempio. E poi diciamo anche che i Ligresti nella politica contano, eccome».   Tutti i  governativi del Pdl sostengono il Guardasigilli.  «Io che sono in Fi dalle origini, e sto nello stesso partito del vicepremier, sono stata epurata, però la Cancellieri deve restare al suo posto. Un atteggiamento che i nostri elettori non capiscono, così come non capiscono perché, di fronte al Pd che vuole la decadenza del nostro leader, noi siamo ancora alleati fedeli. Per me Pd non vuol dire Partito democratico, ma partito della decapitazione».  La scissione nel Pdl è inevitabile? «Io spero ancora che si possa trovare l’unità. Ma la sola vera unità è quella attorno  all’unico leader, che è Silvio Berlusconi». di Brunella Bolloli