Def di fuoco

Luigi Di Maio, Salvini e Tria, il retroscena sul Cdm. Alzano la voce, "Non è quello che abbiamo promesso"

Giulio Bucchi

Nervi tesissimi per un (quasi) nulla di fatto. Le ore che hanno portato il Consiglio dei ministri all'approvazione di un Def interlocutorio sono state segnate dagli scontri, durissimi e scoperti, tra il ministro dell'Economia Giovanni Tria e i due vicepremier, il leader della Lega Matteo Salvini e quello del M5s Luigi Di Maio.  Leggi anche: Il governo esplode, salta la conferenza stampa sul Def Tra i nodi impossibili da sciogliere quello della flat tax, con Salvini e Di Maio che secondo il retroscena del Corriere della Sera arrivano ad "alzare la voce". Tria l'ha detto chiaro e tondo: il prezzo da pagare per la tassa piatta è l'aumento automatico dell'Iva. "Non sono compatibili, parliamo di 30/40 miliardi", sottolinea il ministro, e Di Maio scalpita. "Noi dobbiamo pensare al ceto medio, così è roba per ricchi. Non voglio che si aumenti l'Iva per fare una flat tax piatta". La partita è con la Lega e i suoi due scaglioni (i 5 Stelle ne vorrebbero tre per accentuarne la progressività) e con il titolare di via XX Settembre ("Non è quello che abbiamo promesso"), una partita che durerà ancora molti mesi. Sempre che le elezioni europee non facciano saltare il banco prima.