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Toti e Meloni, prove per Centrodestra rifondato

AdnKronos
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Torino, 13 apr. (Adnkronos) - "Questo è il mio mondo". La frase di Giovanni Toti alla conferenza Fdi al Lingotto segna oggi un altro piccolo strappo con Forza Italia. Il governatore della Liguria, per nulla impressionato dalla pazienza agli sgoccioli di Silvio Berlusconi nei suoi confronti, ha aderito alla "piattaforma sovranista e conservatrice" di Giorgia Meloni. Insomma, non è uno sbattere la porta ma è un aprire a chi bussa: questo l'approccio di Toti che ai giornalisti ha escluso di voler fare un partito personale. Però: "Se Meloni mi chiama, vengo. Se Salvini mi chiama, vado" ma è da Fi che "nessuno alza il telefono...", ha spiegato. E così al Lingotto prende forma un centrodestra diverso, cosciente di una rifondazione possibile, che già guarda oltre le europee, dove, peraltro, Meloni respira aria di vittoria: "Ci prenderemo delle belle soddisfazioni...", dice. Se Toti parla di Fi, è chiaro il riferimento di Meloni alla Lega, pungolata qua e là per i cedimenti a M5S su famiglia, Libia, Bankitalia. Nulla quaestio sul piano locale, il punto è che la coalizione ancora non esiste sul piano politico nazionale. Ed è il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida a chiarire all'Adnkronos che il 26 maggio sarà il verdetto dell'elettorato di centrodestra sul contratto della Lega con M5S: "Se gli italiani apprezzano questa maggioranza, daranno il consenso alla Lega, se invece vorranno un governo con la Lega ma che garantisca le promesse fatte dal centrodestra, voteranno per noi...". In ogni caso, un certo mondo sembra allargarsi, in Europa la casa dei Conservatori e riformisti è pronta ad accogliere la destra sovranista italiana, ed è ben solida come ha rimarcato il vice presidente del gruppo europeo Raffaele Fitto. Come chiosa su Fb a fine giornata proprio Toti: "Tutti dobbiamo avere coraggio e superare vecchi schemi, sigle e steccati". Il governatore ha fatto capire che fino al 26 maggio non provocherà scossoni definitivi nei rapporti con Fi e Berlusconi. Ma dopo quella data, il centrodestra, e non la sua 'seconda gamba', ma quella che punta ad essere la prima, sceglierà la propria, nuova, strada. 

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