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Luigi Di Maio, la mossa sporca del grillino per far dimettere Siri: la pressione su Conte

Gino Coala
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La brevissima pausa pasquale è servita solo per aumentare l'irritazione di Luigi Di Maio nei confronti diMatteo Salvini e gli alleati leghisti, con i nervi già a fior di pelle da quando si è aperta l'indagine su Armando Siri per corruzione. Il grillino durante i giorni festivi era sempre più inviperito per la questione migranti, come riporta il Corriere della sera, soprattutto dopo il caso di Torino, dove un senegalese ha aggredito due poliziotti, nonostante avesse sul groppone due decreti di espulsione mai eseguiti: "Ma come si fa a dire tolleranza zero verso il senegalese che ha aggredito i poliziotti - si è sfogato Di Maio con i suoi - se aveva due avvisi di espulsione mai attuati e stava ancora in Italia? Chi avrebbe dovuto espellerlo quest'anno? Non certo io". Leggi anche: M5s, il grillino D'Uva terrorizzato dal ribaltone di Salvini al governo: "Mi fa paura" Di argomenti per prendersela con il vicepremier leghista, Di Maio ne ha accumulati tanti. E il più spinoso, il caso Siri, è pronto a giocarselo da subito, mettendo pressione sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte, perché spinga il sottosegretario alle dimissioni. Di Maio vorrebbe mettere in campo un'azione a tenaglia, colpendo la Lega anche con una campagna social. Si vocifera addirittura di un post con "cinque domande a Salvini", cioè cinque siluri contro il sempre meno alleato leghista sull'indagine di Siri e i fondi pubblici che la Lega sta restituendo: "C'è di mezzo la mafia - ha continuato ai suoi il vicepremier grillino - su questo bisogna chiarire. E bisogna dare un segnale al Paese. E comunque sulla giustizia non è accettabile che Salvini se la svigni come Berlusconi e dica che i giudici ce l'hanno con lui".

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