Il piano leghista

Matteo Salvini, il blitz sulle Autonomie prima delle Europe: come argina Zaia e Maroni

Gino Coala

L'accelerata per dare il via all'Autonomia differenziata delle regioni è diventata una priorità assoluta per Matteo Salvini. Non che prima il tema non interessasse al vicepremier leghista, ma è il fattore tempo ora a cambiare gli equilibri. Nel suo ultimo bagno di folla in Veneto, al Vinitaly, Salvini si era sbilanciato davanti al governatore Luca Zaia promettendo "a brevissimo" quel provvedimento che sia in Veneto che in Lombardia è stato chiesto a gran voce anche con un referendum. Leggi anche: Salvini asfalta Di Maio: "Cambia idea troppo spesso e mi secca molto. Agli insulti non rispondo" L'ottimismo leghista però deve fare i conti con il muro dei grillini che, come riporta un retroscena del Messaggero, i leghisti chiamano ormai "questi scappati di casa". Il ministro agli Affari Regionali, Erika Stefani, parla di "nodi politici non risolti". Nella sostanza è l'opposizione grillina irriducibile per accattivarsi le simpatie dei governatori del Sud e i relativi elettorati. Il provvedimento però deve arrivare in qualche modo visibile entro il prossimo voto europeo. Il piano della Lega prevede quindi di approvare nei prossimi consigli dei ministri un "testo quadro", che consideri tutte le richieste di Autonomia presentate dalle regioni. In questo modo potranno essere inserite anche quelle di Campania, Liguria e Piemonte. In questo modo si potrà guadagnare tempo utile per poi entrare nel merito delle richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Richieste per le quali si sono già messi di traverso diversi ministeri, solo per caso guidati da grillini, come quello dei Trasporti e della Sanità, fino al ministero dell'Economia, con Giovanni Tria che ha già agitato lo spauracchio dell'incostituzionalità.