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Antonio Socci contro Mario Monti: "L'artefice del disastro economico che profetizza catastrofi"

Davide Locano
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Sul sito della Treccani è finito il micidiale soprannome che Beppe Grillo affibbiò a Mario Monti: Rigor Montis. L'«uomo del rigore» europeo-teutonico applicò all' Italia le ricette di Bruxelles e fu una mazzata pazzesca per il Paese. Crollo del pil a meno 2,5 per cento e lunga recessione, crollo della produzione industriale, crescita della disoccupazione ed esplosione del debito pubblico (il rapporto debito/pil dal 119 per cento schizzò al 126,5 per cento). Con questi «successi» alle spalle Monti, pochi giorni fa, dalla Gruber, attaccava Salvini dicendo che «senza ottenere risultati i ducetti perdono voti». Appena gliene danno l' occasione il senatore a vita sale in cattedra e - con l' allegra spensieratezza che lo contraddistingue - annuncia all' Italia catastrofi orrende se non si darà ascolto alle sue favolose idee, come, per esempio, una bella tassa patrimoniale per spennare ancora di più i contribuenti. Ma questa è la sua idea di dieci giorni fa. Nelle ultime ore, improvvisatosi profeta, ha preconizzato addirittura la guerra se alle prossime elezioni europee dovessero vincere i Salvini. Il tutto per esorcizzare quel leader leghista che - secondo gli illuminati come Monti (e come Bergoglio) - sarebbe colui che alimenta la paura e che investe sulla paura. Questa della guerra (mondiale? Nucleare?) sembrerebbe solo una battuta mal riuscita. Ma Monti l' ha argomentata davvero come fosse una cosa seria: se vinceranno i cosiddetti sovranisti «effettivamente cambieranno le politiche europee e potrà aggregarsi l' unico obiettivo comune dei paesi sovranisti, che è ridurre di molto i poteri e il ruolo della Unione europea. Questo è lo scenario che considero il più sfavorevole per tutti. Perché supponendo che vadano alla grande ci sarà prima questa riduzione del ruolo della Unione europea e poi quando questo ruolo sarà stato eliminato, distrutto e raso al suolo, tornerà la guerra in Europa». PROBLEMA FRANCO-TEDESCO Ha proseguito che in questo caso «tutte le bandiere nazionali una volta che saranno state issate per guidare una crociata anti Bruxelles, anti Unione europea» si rivolgeranno «l' una contro l' altra». Se volessimo discuterne seriamente potremmo ricordare a Monti che la riduzione dei poteri dell' Unione Europea non è affatto una sciagura. Anche se arrivassimo fino all' abolizione del Trattato di Maastricht (magari!) torneremmo alla Comunità economica europea che abbiamo avuto dal Trattato di Roma (1957) fino - appunto - a Maastricht (1992), quella Cee che accompagnò il più splendido periodo di prosperità della nostra storia e che rispettava le sovranità nazionali. Che poi - nel nostro caso - significa la sovranità proclamata dall' articolo 1 della nostra Costituzione repubblicana (che il trattato di Maastricht contraddice in molti punti fondamentali). Se ogni popolo torna pienamente sovrano nel suo Stato non significa affatto che farà la guerra agli altri popoli europei: è una baggianata contraddetta dalla storia europea dal 1945 al 1992. Ma è contraddetta anche dalla storia precedente, nella quale a scatenare le guerre non furono le nazioni sovrane e democratiche, ma proprio le pretese egemoniche e imperiali che si scatenarono contro la sovranità delle nazioni. Leggi anche: Il vergognoso elogio all'Urss di Zingaretti Qui il problema riguarda anzitutto Francia e Germania infatti sono stati prima Napoleone e poi Hitler a pretendere di «unificare» l' Europa schiacciando con le armi le sovranità nazionali. Giovanni Paolo II - che da polacco ben conosceva gli imperialismi totalitari - nel discorso all' Onu del 5 ottobre 1995 spiegò che il Secondo conflitto mondiale «venne combattuto proprio a causa di violazioni dei diritti delle nazioni. Molte di esse hanno tremendamente sofferto per la sola ragione di essere considerate «altre». Crimini terribili furono commessi in nome di dottrine infauste, che predicavano l'«inferiorità» di alcune nazioni e culture». IL PAPA DEI POPOLI Giovanni Paolo II, vero padre dell' Europa libera, ha sempre propugnato un' Europa del tutto diversa dalla Ue: un' Europa dei popoli dall' Atlantico agli Urali, un' Europa che riconosce le proprie radici cristiane e umanistiche, perché ha un' identità e non vuole diventare l' Eurabia o il dominio della tecnocrazia di Bruxelles. L' Europa di Monti invece è quella della Bonino e di Bergoglio, è l' Europa della tecnocrazia, del migrazionismo di massa e del politicamente corretto, l' Europa di Maastricht che impoverisce i popoli e ne schiaccia le economie, le identità e le sovranità. Dicevo che l' Europa di sovranisti, come sono (da noi) Lega e Fratelli d' Italia, sembra invece ispirarsi proprio a Giovanni Paolo II. È lui che nel suo storico pellegrinaggio in Polonia, 1979, affermò che «non si può comprendere l' uomo fuori da questa comunità che è la nazione». Per questo incitò i giovani polacchi ad amare la cultura e la storia della propria nazione («Restate fedeli a questo patrimonio! Conservate e accrescete questo patrimonio, trasmettetelo alle generazioni future»). E parlando alle vittime dei lager nazisti affermò che «la fedeltà all' identità nazionale possiede anche un valore religioso». Nel suo storico discorso all' Onu del 5 ottobre 1995 ricordò che l' Onu era nata proprio con «l' impegno morale di difendere ogni nazione e cultura da aggressioni ingiuste e violente». Così il Papa mise in guardia dalla globalizzazione che allora stava sviluppandosi e che, appiattendo tutto, suscitava nei popoli «un bisogno prorompente di identità e di sopravvivenza, una sorta di contrappeso alle tendenze omologanti. È un dato che non va sottovalutato, quasi fosse semplice residuo del passato». LA GUERRA DELLA MONETA Oggi le parole «nazione» e «patria» vengono demonizzate dagli euristi, ma proprio papa Wojtyla in quell' occasione spiegò che il «termine "nazione", evoca il "nascere", mentre, additato col termine "patria" (fatherland), richiama la realtà della stessa famiglia» ed è «su questo fondamento antropologico che poggiano anche i "diritti delle nazioni", che altro non sono se non i "diritti umani" colti a questo specifico livello della vita comunitaria». Concluse: «Presupposto degli altri diritti di una nazione è certamente il suo diritto all' esistenza: nessuno, dunque - né uno Stato, né un' altra nazione, né un' organizzazione internazionale - è mai legittimato a ritenere che una singola nazione non sia degna di esistere». Si possono realizzare forme di aggregazione giuridica tra differenti Stati, ma è necessario - aggiunse - «che ciò avvenga in un clima di vera libertà, garantita dall' esercizio dell' autodeterminazione dei popoli». Quello che è accaduto dopo Maastricht, con l' Unione Europea, va in direzione opposta. È di nuovo una tentazione imperiale, ma realizzata con la moneta anziché con i carri armati. Infatti è costato ai popoli (specialmente all' Italia) quanto una guerra perduta. Proprio i disastrosi risultati del governo Monti - che applicò all' Italia le ricette di Bruxelles - dovrebbero far riflettere. di Antonio Socci

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