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Catiuscia Marini indagata vota contro le sue dimissioni. La zarina umbra fa crollare il Pd

Giulio Bucchi
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Dimissioni respinte. Così ha deciso l' assemblea regionale dell' Umbria che ha approvato la mozione in cui si chiedeva a Catiuscia Marini, la governatrice del Pd indagata nell' inchiesta sulle nomine in alcuni ospedali umbri, di ritirare il proprio addio. Ma il dettaglio significativo, che ha sollevato polemiche nello stesso Pd, è che la decisione è passata con il voto decisivo della stessa Marini, che solo alcune settimane fa, su pressioni del segretario Nicola Zingaretti, aveva annunciato il proprio passo indietro. La mozione è stata approvata con 11 voti a favore e 9 contrari. Non hanno partecipato al voto i consiglieri regionali Pd Giacomo Leonelli e Luca Barberini, ex assessore alla Sanità, non presente in Aula e coinvolto nell' indagine. Il voto di Marini, che in serata ha avuto un leggero malore ed è stata ricoverata in ospedale, ha ha permesso di raggiungere la maggioranza assoluta. Leggi anche: "Scaricata perché donna? Che strano". Feltri fulminante su Pd e la Marini «Il mio voto», ha spiegato la Marini in Aula, «è un voto tecnico, come componente della maggioranza del Consiglio regionale e l' ho espresso per consentirmi di partecipare ai lavori conclusivi di questa Aula, per esercitare in maniera autonoma la mia decisione come presidente della Regione». La governatrice ha velatamente accusato i vertici nazionali del partito di sessismo, dicendo di essere stata «sottoposta ad un pressing non riservato ai miei colleghi uomini». Concetto ripetuto più volte: «Mi sono domandata se un accanimento terapeutico come questo venga esercitato quando la presidente è una donna e non venga esercitato con la stessa forza quando il presidente è un uomo». Ha poi assicurato che deciderà «in tempi brevi» se confermare o ritirare le dimissioni respinte dall' assemblea legislativa, «non si sta in Paradiso contro i santi...». Ha rivendicato la propria correttezza: «Ho agito sempre con onestà. Ho fatto errori politici e umani ma ho sempre rispettato la legge». Al Nazareno la vicenda non è stata presa bene. Lo ha detto il presidente dem, Paolo Gentiloni, ieri in Umbria per un convegno. «Se si sceglie di dimettersi lo si fa per tutelare la dignità della propria Regione e l' onore del proprio partito: sono scelte importante dalle quali, credo, non si debba e non si possa tornare indietro». Le dimissioni sono «una scelta molto seria. Se si fa una scelta di questo genere, come ha fatto la presidente, lo si fa non perché questo rappresenti un verdetto sul piano giudiziario, ma per tutelare Regione e partito». Il dossier umbro si è complicato negli ultimi giorni. I consiglieri di maggioranza del Pd non avevano digerito la scelta dei vertici nazionali di far dimettere la Marini, provocando la fine anticipata della legislatura. Tanto che il voto era stato rinviato. E si voleva rimandarlo ulteriormente a dopo le Europee. Un paio di giorni fa si è fatta una riunione a Roma per dirimere la faccenda. Presenti il vice segretario Andrea Orlando, il commissario regionale Walter Verini, e i vertici del Pd umbro. Alla fine era uscita una nota del Nazareno in cui si dava atto alla Marini di aver governato bene, ma si confermava la «necessità di voltare nel migliore dei modi e nella piena condivisione una pagina difficile».

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