Sergio Mattarella, i dubbi dietro lo stop al decreto Salvini: perché è sceso in campo
Dietro il rinvio dell'ultimo Consiglio dei ministri alla settimana dopo il voto ci sono i dubbi di Sergio Mattarella che nessuno tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini è stato in grado di risolvere a proposito dei due decreti che speravano di approvare proprio prima delle Europee, cioè il dl Famiglia e il Sicurezza bis. Per il primo, come riporta il quirinalista Marzio Breda sul Corriere della sera, non c'erano neanche le coperture finanziarie, cioè circa un miliardo di euro, e mancavano anche le condizioni di urgenza che ne avrebbero giustificato un'approvazione così affrettata. Sul provvedimento spinto dal ministro dell'Interno, invece, il Quirinale aveva già fatto sapere che fosse necessario riscriverlo in più punti, rimasti "critici" e per i quali il Colle non ha intenzione di soprassedere. Leggi anche: Immigrazione, la farsa dietro la lettera dell'Onu contro Salvini: chi l'ha firmata Per questo motivo Giuseppe Conte si è presentato all'ultima colazione di lavoro con il Capo dello Stato sostanzialmente a mani vuote, ma con la ferma intenzione di rassicurare Mattarella che ogni correzione richiesta sarà fatta. A cominciare dal punto al quale Salvini tiene di più, cioè i "porti chiusi", che secondo gli appunti del Quirinale poco hanno a che fare con l'ordine pubblico e sicurezza. Le perplessità di Mattarella riguardano poi l'articolo 6 del decreto a proposito delle misure "molto poliziesche" sulle manifestazioni di piazza. Nel provvedimento si vorrebbero concedere alle forze dell'ordine degli strumenti più forti per gestire l'ordine in pubblico, in virtù di una situazione emergenziale che in Italia al momento non trova riscontri nella realtà. A venir punite sarebbero anche le manifestazioni più pacifiche, come i sit-in o gli atti di resistenza passiva, oltre all'inasprimento delle sanzioni.