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Luigi Di Maio, il rimpasto-trappola offerto a Matteo Salvini. Che non abbocca: scacco matto al M5s?

Caterina Spinelli
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Luigi Di Maio non vuole e non può rinunciare al governo, e così si gioca tutte le carte. Anche quella di accontentare il teorico alleato Matteo Salvini sul rimpasto. O meglio, potrebbe anche proporre di andare oltre un semplice rimpasto. Il M5s, adesso, non può fare altro: con i consensi dimezzati dopo le elezioni Europee, tornare al voto sarebbe un suicidio. Il capo politico deve prendere tempo. E per farlo, come rivelato in un retroscena da Il Messaggero, potrebbe mettere sul tavolo i ministeri. "Ci sono due cose importanti dal punto di vista umano - ha detto Di Maio dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte -: chiedo finiscano gli attacchi ai ministri del Movimento 5 Stelle, rispettando il lavoro di ognuno e, siccome nel contratto c'è ancora tantissimo da fare, non è certamente il momento per proporre temi divisivi mai condivisi fuori dal contratto". Dietro le parole, la strategia. Ed è qui che si va oltre il rimpasto: Di Maio vorrebbe offrire al Carroccio quei ministeri dove Salvini si accontenterebbe di una semplice sostituzione. Per intendersi, si parla di Infrastrutture, Difesa, Ambiente e Sanità. La strategia pentastellata sarebbe quella di farci mettere la faccia ai leghisti, lasciare loro il cerino: sostituire un grillino con un leghista. Leggi anche: Di Maio terrorizzato: una sola pedina potrebbe far crollare il governo Il tutto, dice Luigi Di Maio, per "tenere salda l'unica coalizione possibile". Ed è in questo contesto che va inquadrata l'apertura del M5s sulla Flat Tax. Così come è in questo contesto che va inquadrato il fatto che il capo politico con le cinque stelle abbia di fatto preso le parti di Salvini, contro Conte, nella battaglia all'Europa. Cedere su tutto, o quasi, per arrivare a cedere anche quei dicasteri che la Lega in verità non vuole far suoi. Per provare a rivitalizzarsi attraverso una possibile crisi dei salviniani: maggiore è il potere, maggiori sono i fronti sui quali si è esposti. Una strategia ingenua e palese per la rapidità con cui Di Maio sta cercando di metterla in pratica. Tanto che Massimo Garavaglia, nella tarda serata di lunedì 3 giugno, dopo il discorso di Conte ha immediatamente alzato la posta: il sottosegretario leghista ha annunciato che non ritirerà l'emendamento volto a sospendere per due anni il codice degli appalti. E in CdM si è consumata la rottura sul cosiddetto sblocca-cantieri. Un'atteggiamento da cannibali, quello tenuto dalla Lega: fare la voce grossissima su tutto. Vedere fino a che punto i grillini sono disposti a cedere. Probabilmente nel tentativo di spingerli ad aprire formalmente la crisi di governo che Salvini non si vuole intestare. Senza però arrivare a un rimpasto nelle forme a cui, ora, sembra ambire Di Maio.

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