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Luca Lotti si auto-sospende dal Pd: slavina Csm-toghe, esplode il partito. "Zanda coinvolto in pagine buie"

Giulio Bucchi
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Il caso toghe-Csm fa venire giù il Pd. Luca Lotti si è autosospeso dal Partito democratico in seguito al suo coinvolgimento, senza capi di accusa, nell'inchiesta sugli accordi segreti tra magistrati (tra cui l'ex presidente Anm e membro del Csm Luca Palamara, finito ai domiciliari) per decidere i capi di varie procure italiane. La lettera con cui il deputato, storico braccio destro di Matteo Renzi, comunica la propria decisione al segretario Nicola Zingaretti è anche un atto di accusa al collega senatore dem Luigi Zanda. Leggi anche: "Un indecoroso mercato. Ne vedremo delle belle". Vespa, la profezia su toghe e politica "I fatti sono chiari. Tu li conosci meglio di altri anche perché te ne ho parlato in modo franco nei nostri numerosi incontri. Ma io, caro Segretario, non partecipo al festival dell'ipocrisia - scrive Lotti -. Sono nato e cresciuto come uomo di squadra. E non so immaginarmi in altro ruolo. Per questo l'interesse della mia comunità, il Pd, viene prima della mia legittima amarezza. Ti comunico dunque la mia autosospensione dal Pd fino a quando questa vicenda non sarà chiarita". I retroscena dei quotidiani riferivano le frase intercettate di Lotti negli incontri con altri magistrati: "Dobbiamo mandare un messaggio a Ermini", in riferimento al vicepresidente (quota Pd) del Consiglio superiore della magistratura David Ermini che secondo gli inquirenti non avrebbe appoggiato le trame di alcuni membri del Csm. "Fango su di me, non ho fatto alcuna minaccia", si era già difeso Lotti.  "Il responsabile legale del partito - ha poi scritto Lotti, riferendosi a Zanda - mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati e fa quasi sorridere che tale richiesta arrivi da un senatore di lungo corso già coinvolto - a cominciare da una celebre seduta spiritica - in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese". La seduta spiritica è quella a cui parteciparono Francesco Cossiga e il suo portavoce Zanda nel corso della trattativa per la liberazione di Aldo Moro rapito dalle Brigate rosse nel maggio 1978. "La verità è una sola e l'ho spiegata ieri: non ho fatto pressioni, non ho influito nel mio processo, non ho realizzato dossier contro i magistrati, non ho il potere di nominare alcun magistrato. Chi dice il contrario mente. Quanti miei colleghi, durante l'azione del nostro Governo e dopo, si sono occupati delle carriere dei magistrati? Davvero si vuol far credere che la nomina dei capiufficio dipenda da un parlamentare semplice e non da un complicato quanto discutibile gioco di correnti della magistratura? Davvero si vuol far credere che la soluzione a migliaia di nomine sia presa nel dopo cena di una serata di maggio? Davvero si vuol prendere a schiaffi la realtà in nome dell'ideologia, dell'invidia, dell'ipocrisia?". "Ti auguro buon lavoro, caro Segretario - conclude amaro -. E spero che - anche grazie al mio gesto - il Pd sia in grado di fare una discussione vera e onesta. Io sono innocente. E spero di cuore che lo sia anche chi mi accusa di tutto, senza conoscere niente. Ciao Luca".  Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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