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Rimpasto di governo, Matteo Salvini vuole le teste Sergio Costa, Danilo Toninelli e Giovanni Tria

Cristina Agostini
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Matteo Salvini mette nel mirino tre ministri, due in quota M5s, e un tecnico. Si tratta di Sergio Costa (Ambiente), Danilo Toninelli (Infrastrutture e Trasporti) e Giovanni Tria, titolare dell' Economia. La loro colpa, secondo il leader leghista, è di rallentare le politiche del governo.  Al termine del consiglio federale della Lega, il capitano parla della ricostruzione del Ponte Morandi a Genova e se la prende con Costa: «Dai territori ci arrivano lamentele per le lungaggini e i ritardi che mettono in discussione la tempistica preventivata per il recupero dei calcinacci. Leggi anche: "E' un tecnico, decidiamo noi". Borghi mette a tacere Tria: adesso è guerra al ministro Visto che è stato approvato lo sblocca cantieri, se qualcuno pensa di rallentare l' opera di demolizione del Ponte Morandi ha sbagliato a capire. Sarò in Liguria», annuncia Salvini, «perché abbiamo dato una parola e non può esserci qualche burocrate a Roma che rallenta una presa di impegni e una promessa fatta ai genovesi». Il burocrate è Costa. Salvini ne chiede la testa? Non esplicitamente, ma tira in ballo il capo pentastellato: «È una scelta che lascio a Luigi Di Maio e alla compagine di governo». Anche Toninelli è in cima alla lista salviniana: «Se un ministro non avesse tolto le deleghe, oggi avrebbe due sottosegretari» e il suo dicastero lavorerebbe di più. Poi c' è Tria. Finito nella black list per la prudenza con cui sta trattando il dossier Flat tax. Il ministro dell' Economia stronca l' idea dei minibot suggerita dalla Lega? «Vediamo se ha idee più brillanti per pagare i debiti della Pa nei confronti dei privati». Gli attacchi dell' alleato mettono in agitazione i Cinquestelle. «Se la Lega vuole qualcosa lo chieda, non ci giri intorno lasciando intendere una volta una cosa, una volta l' altra», dice il vice premier Luigi Di Maio, interpellato dall' Huffington Post sull' ipotesi rimpasto. «Preferisco parlare dei problemi degli italiani, non di poltrone, la gente non ne può più», aggiunge il titolare del Mise, che, parlando sempre degli alleati di governo, ribadisce: «Se vogliono qualcosa la chiedano, altrimenti chiudiamo questa storia e tutti felici e contenti». Il timore dei Cinquestelle è che il rimpasto sia un pretesto per spingere verso la crisi di governo. Ma per votare in autunno, riflettono i grillini, bisogna creare il casus belli entro metà luglio: «Salvini dovrà spiegare agli italiani, facendo campagna elettorale ad agosto, perché si va al voto, forse perché per loro i nodi stanno venendo al pettine. Hanno promesso la flat tax e non si sa come farla. E l' autonomia, progetto ancora fumoso».  di Salvatore Dama

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