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Matteo Salvini, la svolta decisiva a Washington: la sponda per piegare i burocrati di Bruxelles

Davide Locano
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Il messaggio portato da Matteo Salvini a Washington è chiaro: per affinità di programmi e di idee, il governo di Roma può diventare il partner privilegiato dell' amministrazione Trump nell' area Ue: «L' Italia è il più grande Paese europeo con cui gli Stati Uniti possono e vogliono dialogare: sono qui per aprire un canale che può essere enorme, e di grandissimo interesse per entrambi». Il leader della Lega arriva negli States per la sua prima visita ufficiale. Il protocollo prevede incontri con suoi omologhi, ossia il segretario di Stato Mike Pompeo e il vice presidente Mike Pence, con il quale si è trovato in perfetta sintonia, su tutto: «A detta di entrambi, Italia e Stati Uniti non sono mai stati più vicini». Dall' agenda, però, manca Donald Trump. Ma è chiaro che la visita salviniana incuriosisce l' amministrazione statunitense, quasi come quella di un capo di governo. È noto, oltreoceano, il peso specifico che ha Salvini nel determinare le scelte della coalizione che sostiene Giuseppe Conte. Un discorso che vale a maggior ragione dopo la vittoria alle elezioni europee. Forte di questa dote elettorale e politica, Salvini tende la mano ai sovranisti americani: «L' Italia è il primo, più credibile, più solido interlocutore degli Usa nell' Unione Europea». Leggi anche: Salvini da Washington tira dritto sulla flat tax Non la Francia, non la Germania: «Altri Paesi europei hanno preso una strada diversa, mentre noi ci siamo». Un' altra strada su vari temi su cui invece c' è sintonia tra le posizioni del governo italiano, oramai a trazione leghista, e quelle della Casa Bianca: dall' Iran, al Venezuela alla Cina. Soprattutto Salvini ci tiene a sottolineare la comune visione sulla questione fiscale: «Dal taglio delle tasse al rilancio dell' economia locale vorrei che, chiaramente in piccolo, il governo italiano applicasse una ricetta come quella adottata dall' amministrazione Usa, con una manovra trumpiana». BASTA AUSTERITÀ Una "riforma trumpiana". Questo ha in mente il ministro dell' Interno, anche in tema d' immigrazione: «Possiamo aprirci a una immigrazione qualificata, fondata sul merito, sui titoli, sui numeri in relazione alle richieste del Paese ospitante, è un tema che approfondirò al Viminale», dice dopo l' incontro con Pence. Il problema è convincere l' Europa. Per questo Salvini ha bisogno di una sponda forte da Washington: «L' ostinazione dell' Unione Europea sui vincoli, sull' austerità non aiuta. Per questo ci apprestiamo a trattare con l' Unione da pari a pari senza timori reverenziali». Il vicepremier ribadisce che la propria priorità resta la flat tax: «Porteremo a casa il taglio delle tasse». E a chi gli chiede se ci siano dei margini di fronte alle resistenze di Bruxelles replica: «Ci devono essere. Poi possiamo decidere come modularla negli anni, ma il taglio delle tasse ci deve essere. In Europa li convinceremo con i numeri e con la cortesia, altrimenti le tasse le taglieremo lo stesso. La Ue se ne faccia una ragione». Roma, fa il duro Salvini, non è più disponibile a chinare il capo: «Faccio parte di un governo che in Europa non si accontenta più delle briciole». Un messaggio che è rivolto anche ai Cinquestelle: «Gli investimenti in ricerca e difesa sono fondamentali per l' Italia e non ci può essere un governo che su questo indietreggia». Contemporaneamente, però, il leader del Carroccio ha negato frizioni con l' alleato: «Il governo in Italia durerà quattro anni». POLITICA ESTERA C' è condivisione di vedute, assicura il ministro dell' Interno, anche sulla politica estera: «Condivido le preoccupazioni dell' amministrazione americana sia nei confronti della Cina che nei confronti dell' Iran». La collaborazione con Pechino, che non è stata vista affatto bene da Washington, non è irreversibile: «Il business non è tutto», ha spiegato Salvini, «a volte possono esserci benefici che possono diventare gabbie. E quando c' è di mezzo la sicurezza non si discute. Su questo ha ragione Trump». Anche a proposito del ruolo di Huawei nello sviluppo delle reti 5G: «Lavoriamo per verificare le problematiche e gli eventuali rischi concreti che ci possono imporre una riflessione». Per quanto riguarda Mosca per Salvini bisogna recuperare la via del dialogo: «Sarebbe un errore strategico sia commerciale sia geopolitico allontanare la Russia dall' Occidente per lasciarla nelle braccia dei cinesi. Bisogna fare di tutto per riportarli al tavolo e io preferisco ragionare che tornare all' asse Mosca-Pechino». Alle critiche sul decreto sicurezza, Matteo risponde con una battuta: «Sto ancora aspettando gli ispettori dell' Onu» e al ricorso della Sea Watch risponderà «punto per punto». Quanto al possibile incontro con il Papa, il vice premier è cauto: «Vediamo. Ci sono stati segnali di interesse da parte del Vaticano. Non ho mai chiesto incontri al Pontefice, ma se ci sarà questa possibilità la seguirò volentieri». di Salvatore Dama

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