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Luigi Di Maio, la riduzione dei parlamentari "uccide" i grillini: per loro solo 28 senatori e 54 deputati

Caterina Spinelli
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La riduzione del numero dei parlamentari sta per diventare realtà. Manca solo l'ostacolo della lettura alla Camera, poi, salvo un improbabile ricorso al referendum confermativo, i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Nei mesi scorsi è stata approvata - come fa sapere Il Fatto Quotidiano - in via definitiva la legga dal titolo "Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari". Una volta entrata in vigore la modifica costituzionale, si potrà così andare a votare con l'attuale legge elettorale, "Rosatellum". Non è dunque solo un esercizio teorico provare a simulare il risultato in termini di seggi attribuiti alle coalizioni e ai partiti, prendendo come punto di riferimento l'andamento delle elezioni europee del maggio scorso. Leggi anche: Con 180 sì c'è il via libera sul taglio ai parlamentari La quota proporzionale (253 alla Camera comprendendo gli 8 eletti all'estero e 126 al Senato con i 4 eletti all'estero) è stata dunque ripartita. Mentre per i collegi uninominali (147 alla Camera e 74 al Senato) sono stati attribuiti alle coalizioni di centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia), di centrosinistra (Pd e alleati minori) e Movimento 5 Stelle sulla base di una stima soggettiva il più possibile equilibrata. Ma se alla Camera la riduzione non ha alcun effetto distorsivo, al Senato non è così: qui i seggi sono distribuiti a livello regionale, con la conseguenza di un innalzamento in molte regioni della soglia di sbarramento implicita, a vantaggio dei partiti maggiori. Le elezioni europee, che hanno visto una netta vittoria della Lega a discapito del Movimento 5 Stelle, ci restituiscono un Parlamento assai differente da quello uscito dalle urne solo un anno fa, con il centrodestra ampiamente sopra la soglia della maggioranza assoluta sia alla Camera sia al Senato, con Forza Italia che però dimezza la sua rappresentanza in entrambe le Camere. A pagare il prezzo più salato sono proprio i pentastellati che passerebbe da 111 senatori a 28 e alla Camera da 227 deputati a 54. Insomma, sembra proprio che Di Maio, al momento della proposta della riduzione, non abbia tenuto conto della possibilità di uscirne sconfitti. 

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