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Giancarlo Giorgetti silurato dal M5s, e lui silura Luigi Di Maio. Retroscena: "Se ne va dal governo"

Giulio Bucchi
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Il silurato silura il governo. Per Giancarlo Giorgetti le porte per la Commissione Ue si sono chiuse a inizio settimana, quando Lega e M5s hanno rotto sull'appoggio alla presidente Ursula Von der Leyen. Un disastro politico che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha pagato a caro prezzo. Al di là del "cordone salitario" di Ppe-Pse-Alde-Verdi contro i sovranisti, però, c'è anche un regolamento di conti interno con i grillini. Per questo, spiega un retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera, "crisi o non crisi Giorgetti se ne vuole andare dal governo". Un passo indietro deciso giorni fa ("Pensava di tenere per sé solo la delega allo Sport") a cui le turbolenze recenti hanno dato un'accelerazione decisiva.  Leggi anche: "Senza di lui Salvini si azzoppa". Feltri spegne le voci su Giorgetti La visita al Colle del sottosegretario e numero due leghista ("non usuale", spiega Verderami, perché ha scavalcato i suoi superiori) è significativa in questo senso: "L'incontro è stato un modo per rappresentare al presidente della Repubblica una situazione di governo ormai degradata, dalla quale prendere le distanze". Se la rinuncia a Bruxelles non è poi questo gran sacrificio (si sarebbe adeguato agli ordini di scuderia di Matteo Salvini, in nome della fedeltà al partito), Giorgetti coglierebbe la palla al balzo per far cadere un governo in cui ha avuto via via sempre meno fiducia.

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