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Sea Watch, vergogna della sinistra: chi è salito a bordo ora chiede l'immunità

Caterina Spinelli
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Stefania Prestigiacomo di Forza Italia, Riccardo Magi di +Europa e Nicola Fratoianni di Leu, rifarebbero sì tutto, anche salire sulla Sea Watch, ma a pagare la multa che pesa sul loro groppone, non ci pensano proprio. E così scrivono, o meglio, supplicano il loro presidente Roberto Fico perché - secondo Il Fatto Quotidiano - ritengono di aver subito un'ingiustizia. "Quella sanzione amministrativa inflitta dalla Capitaneria di porto è una grave violazione delle prerogative connesse al libero esercizio del nostro mandato che ogni parlamentare ha diritto di poterlo svolgere non solo all'interno del Parlamento ma anche al suo esterno", tuonano. Peccato però che l'imbarcazione guidata dalla capitana Carola Rackete fosse la prima ad essere nel torto marcio (essendo entrata senza rispettare le leggi nelle acque italiane).  Leggi anche: Carola, l'Ue la invita ma Fratelli d'Italia non ci sta Confidando nella "alta sensibilità istituzionale" di Fico e "nel suo deciso impegno a difesa dell'istituzione che presiede e dei suoi membri" i tre gli hanno chiesto un appuntamento urgente. Ma il tempo scorre in fretta, soprattutto quando si tratta di dover pagare, dunque la Prestigiacomo, Magi e Fratoianni corrono ai ripari invocando il grillino di rimettere la questione alla Giunta per le autorizzazioni a procedere "affinché - si legge nella missiva - la Camera dichiari l'insindacabilità dell'attività ispettiva da noi svolta". Ad oggi - prosegue il quotidiano di Travaglio - il presidio piddino salito a bordo chiede a Montecitorio di decidere se verificare le condizioni dei migranti rientri nelle facoltà coperte dall'articolo 67 della Costituzione. Eppure dovrebbero sapere che tale articolo afferma: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Le immunità sono invece regolate dal 68, che però copre con l'insindacabilità gli eletti solo per "le opinioni espresse e i voti dati" nell'esercizio delle loro funzioni (escludendo che possano essere chiamati a rispondere in ogni sede, compresa quella amministrativa), ma non per altre attività. 

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