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Più lo attaccano, più gode. Salvini e la Lega, volo infinito: sondaggio, cifre mostruose

Maria Pezzi
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 I presunti scandali che hanno investito Matteo Salvini non intaccano il consenso della Lega. Anzi. Il Carroccio continua a crescere nei sondaggi. A fine luglio il partito di via Bellerio ha sfondato quota 38. Non paga la strategia dei Cinquestelle, invece, che continua ad attaccare l' alleato sperando di recuperare un po' di quegli elettori che, alle ultime elezioni, hanno preferito i Lumbard ai grillini. Galleggia anche il Partito democratico, che sta investendo tutto in una campagna anti-salviniana, combattuta con attacchi quotidiani e annunci di mozioni di sfiducia. Se il ministro dell' Interno non va in Parlamento a spiegare i suoi rapporti con Savoini e il Russiagate, agli italiani frega poco. Il fatto non danneggia l' immagine del leader leghista. Paradossalmente lo premia. Lunedì sono state diffuse le stime di Swg per il TgLa7. La Lega sale al 38 percento. Una settimana fa era al 37,8. A pagarne le spese è soprattutto il M5s. Che perde un 1,2 per cento, passando dal 18,5 rilevato il 22 luglio al 17,3 di adesso. La cura Zingaretti ancora non sortisce effetti. Il Pd è sempre il secondo partito, ma non riesce a drenare i consensi in uscita dal pentastellati. Secondo Swg è al 22 per cento. Stabile Forza Italia. Ma Fratelli d' Italia la scavalca. Il partito di Silvio Berlusconi è al 6,5, il movimento di Giorgia Meloni al 6,6. Attacchi a vuoto - Sono numeri che in buona parte coincidono con quelli di Tecné, elaborati per l' Agenzia Dire lo scorso 25 luglio. Salvini va in vacanza con il sorriso. La Lega è al 38,1 e fa registrare un balzo dell' 1,1 per cento rispetto alla rilevazione precedente. Il Movimento di Luigi Di Maio è inchiodato al 17,5. Il Partito democratico è stimato al 22,7. Seguono Forza Italia (7,8) e Fratelli d' Italia (6,3). Il giudizio dell' elettorato non cambia. E non è scalfito dagli ultimi fatti di cronaca. Gli elettori continuano ad avere fiducia in Salvini anche se il ministro dell' Interno viene bersagliato quotidianamente dalla stampa. Il presunto fiume di rubli che avrebbe dovuto arricchire le casse di via Bellerio non ha fatto perdere terreno nei sondaggi. Sarà anche per questo che Matteo, avendo il polso del proprio elettorato, ha preferito finora non riferire in Parlamento su un caso che, secondo lui, «non esiste». A questo punto è plausibile pensare che almeno 4 elettori su 10 la pensino allo stesso modo. mozione di sfiducia La Camera non esaminerà neanche la mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell' Interno. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo decidendo il calendario degli ultimi giorni di lavori parlamentari prima della pausa estiva. La maggioranza di governo, con l' aiuto di FI e FdI, ha detto no alla discussione in Aula della mozione presentata dal Pd. Se ne riparlerà a settembre. Ma Salvini deve continuare a contenere l' opposizione interna alla maggioranza, quella dei Cinquestelle. I grillini non si lasciano sfuggire occasione per entrare in polemica con l' alleato. Tirano la corda, ma mai fino a strapparla. Perché, come ha spiegato Di Maio nel corso di una conversazione con gli attivisti intercettata e pubblicata dall' emittente calabrese LaC, il governo deve andare avanti almeno per portare a casa i temi più cari ai pentastellati. Il problema è come proseguire questa esperienza, visto che i rapporti sono irrimediabilmente inquinati. Giggino chiama Salvini «quell' altro là», definisce «insopportabili» i leghisti e si sfoga, raccontando di quanto sia difficile imporre l' agenda all' alleato. Si va avanti giorno per giorno, allora. L' obiettivo minimo del ministro dello Sviluppo economico è arrivare a settembre: «Spero che la maggioranza dica il sì definitivo al taglio di 345 parlamentari. Io garantisco per M5S». Lavorare alla manovra in questo clima sarà molto più difficile. Il M5s rispolvera una vecchia idea, la banca del Mezzogiorno. Ma la Lega è molto perplessa. Il Carroccio invece continua a spingere per il taglio delle tasse. «Senza la flat tax potremmo non votare» la legge di bilancio, ha spiegato ieri il capogruppo al Senato, Romeo. La Lega sta anche lavorando all' eliminazione della Tasi e a un pacchetto di semplificazioni fiscali. Allora Di Maio rilancia la polemica dando addosso all' alleato: «Noi non siamo contro le infrastrutture, non siamo contro la Tav in tutta Italia. Parliamo dei "no" della Lega. Per una serie di "no" della Lega si sono accumulate leggi che per me da settembre vanno approvate: salario minimo, legge sull' acqua pubblica, taglio del cuneo fiscale per gli imprenditori, taglio degli stipendi dei parlamentari», ha detto a "Zapping" su Radio 1. di Salvatore Dama

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