La lunga notte del governo giallo-verde
Politica
(AdnKronos) - È stata una lunga giornata di divisioni quella che è cominciata con ilvoto sulla Tav, e il conseguente strappo della maggioranza giallo-verde, e si è conclusa con il laconico annuncio di Matteo Salvini dal palco del suo beach tour a Sabaudia: "Qualcosa si è rotto". Prima di recarsi sul litorale romano, il ministro dell'Interno ha visto Giuseppe Conte, chiedendo "un cambiamento" o minacciando il peggio. È incerto più che mai il futuro del governo, ora che le carte sono state scoperte e la confessione del vicepremier leghista è arrivata sotto forma di metafora: "Se mi rendo conto che le cose non si possono fare, come in un matrimonio, se si passa più tempo a litigare che ad andare d'accordo e a fare l'amore, è meglio che ci si guardi negli occhi e ci si lasci". Il rischio di una crisi di governo, dunque, c'è. Serpeggiava da giorni nei botta e risposta accesi tra i due vice presidenti su Tav, riforma della Giustizia e reddito di cittadinanza. E non si limitava solo ai due leader, gli esponenti dei due partiti di maggioranza si sono provocati a vicenda nei discorsi e sui social su tutti gli argomenti caldi. Ed è arrivata, forse, a un punto di rottura la lite tra il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e Salvini. Prima del voto sulla Tav il primo, citando Bernardo di Chartres, definiva il capo del Carroccio "un nano sulle spalle dei giganti", e poi più modernamente "un polemizzatore quotidiano". Salvini in tutta risposta ha votato, compatto con il suo partito, 'no' alla mozione presentata dai 5 Stelle per la cessazione delle attività relative alla Tav approvando, invece, tutti gli emendamenti a favore, compreso quello del Pd. Di fronte alla spaccatura perfetta tra i 'gialli' e i 'verdi' sulla Torino-Lione hanno ironizzato anche gli avversari di sinistra, con Graziano Delrio che ha definito quelli dei grillini "110 schiaffi a Salvini e Conte". Il nome di Toninelli, ora, sarebbe uno dei più chiacchierati per un 'rimpasto' a favore della Lega, sebbene Salvini abbia sentenziato di "non essere interessato a rimpastini e rimpastoni". Ma "qualunque sia la conseguenza – ha scritto dopo Luigi Di Maio su Facebook – noi siamo orgogliosi del nostro 'no' a un'opera come la Torino-Lione, un'opera nata vecchia, di 30 anni fa, senza un futuro. Un'opera che vogliono solo Bruxelles e Macron". Nessun ripensamento, pare, nemmeno di fronte alle minacce di 'divorzio' del collega, anche se forse un segnale c'è, dato che per ora l'assemblea congiunta prevista con i parlamentari M5S sembra rimandata a data da destinarsi. I motivi per arrivare a settembre, da entrambe le parti, non sarebbero comunque pochi. Per Salvini "è fondamentale un governo compatto che faccia la riforma della giustizia", perché "se un giudice sbaglia, deve pagare come ogni cittadino al mondo", anche se la proposta del ministro Alfonso Bonafedenon sembra averlo convinto – qualche giorno fa l'aveva definita "acqua". Di Maio, invece, aspetta la fine dell'estate per il taglio del numero dei parlamentari – uno dei suoi cavalli di battaglia - che ridurrebbe i membri di 345 unità, permettendo un risparmio di oltre mezzo miliardo di euro. Nel mezzo Giuseppe Conte, garante della stabilità della collaborazione, che ha però annullato la sua conferenza stampa di oggi e ricevuto, separatamente, entrambi i vice-premier in due incontri blindati. L'ultima giornata di governo prima della pausa estiva tramonta sul silenzio del presidente del Consiglio, sulla strenua autodifesa di Di Maio e sull'ultimatum di Salvini: "Cosa succederà ora? Non sono fatto per le mezze misure, o le cose si possono fare per intero, oppure star lì a scaldare la poltrona non fa per me".