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Matteo Salvini, guerra a Renzi e Boschi: "Se fanno il governo Pd-M5s andiamo in piazza"

Giulio Bucchi
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Il conto alla rovescia è partito. Tra poco meno di 48 ore in Parlamento si conoscerà il futuro del governo Conte. Da lì in avanti gli ingranaggi degli accordi veri o presunti si metterà in moto. Ieri Matteo Salvini è tornato a parlare della crisi, ribadendo che «farò di tutto affinché il governo Pd-M5S non nasca. Dovranno passare sul mio corpo». Poi ha riaperto le porte a scenari governativi: «Voglio ascoltare le parole del presidente del Consiglio, senza pregiudizi. Certo se il mood è quello delle scorse settimane, allora la via maestra è chiara. Magari mi stupisce. Se mi dice applichiamo la flat tax domattina...». Appelli a parte (ci torneremo) quella del futuro del governo resta una situazione complicata. Ormai non lo nasconde più nemmeno il Capitano che non ha rinunciato al suo grido di battaglia: «La via maestra in un momento di crisi non è un governo raffazzonato, che si fondi sul tirare a campare o per fare le nomine - ha detto ospite della Versiliana -. Se fanno un accordo fondato sulla spartizione, non ho i numeri per fermarli in Parlamento, ma eventualmente se si prendono la maggioranza dei palazzi, noi andremo pacificamente nelle piazze del Paese». Insomma Salvini è pronto a trasformare la sua Lega di governo nella sua Lega di lotta, secondo uno schema ben collaudato in via Bellerio.  Leggi anche: Sondaggi, mazzata di Ferragosto su Salvini e Lega. Attenti alla soglia psicologica Questione di coscienza - Salvini ha poi lanciato un appello agli eletti: «In questi giorni il Parlamento voti con coscienza. Spero che qualcuno anteponga gli interessi del Paese a quelli propri. Non mi aspetto nulla dai parlamentari del Pd che temono, se si va alle elezioni, di non prendere un voto. Mi aspetto invece un sussulto di dignità di coscienza da parte della maggioranza dei parlamentari italiani». L' appello, è evidente, è rivolto soprattutto a quei parlamentari grillini che continuano a non digerire l' eventualità di finire al governo con i nemici storici del Partito democratico. «Ma ce li vedete - tuonava ieri Matteo da una diretta Facebook - i Cinquestelle a fare la riforma delle banche con la Boschi e quella della giustizia con Lotti e Renzi?». Poi la bordata finale: «Qualcuno vuole andare al governo per terminare l' opera di svendita delle aziende italiane alle multinazionali straniere». E a chi, dal campo dei Cinquestelle lo attacca tacciandolo di essere «inaffidabile», lui risponde: «Se preferiscono Renzi e la Boschi non hanno che da dirlo». Le strategie - Ci sono poi altre parole pronunciate ieri da Salvini, eccole: «Spero di fare a lungo il ministro, ma non per me, per gli italiani. Non darò ai compagni la possibilità di gestire la sicurezza in Italia». Una frase che, assieme a quelle su Conte, potrebbe complicare la strategia M5S. Quel «è ancora il mio presidente del Consiglio» potrebbe essere l' anticamera per un colpo di teatro col quale Salvini decida direttamente in aula di ritirare la sfiducia (come fece Berlusconi con Letta), ributtando la palla nel campo del M5S. A quel punto, infatti, dovranno essere i grillini a decidere se ricucire con la Lega o staccare comunque la spina assumendosene la responsabilità. Con tutto quello che comporterebbe poi una spericolata alleanza col Pd.

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