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Mara Carfagna, l'affondo di Pietro Senaldi: "Non pensa a Forza Italia e attacca Salvini. Una vice-Boschi?"

Davide Locano
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L'harakiri governativo di Matteo Salvini ha ringalluzzito Forza Italia. La Lega è calata di qualche punto nei sondaggi e i berlusconiani, benché non ne abbiano beneficiato, si fregano le mani. Gli azzurri hanno la peste in casa, sono scivolati sotto il 7% e, se si guardano allo specchio, hanno poco di cui rallegrarsi, perciò si consolano brindando sul raffreddore dell' ex ministro dell' Interno. Un po' c' è da capirli, il leader leghista nei giorni della sua gloria li ha trattati troppo male. Consigliamo però ai forzisti non in forze ma in festa di riporre i calici e rimboccarsi le maniche, perché un partito non cresce sugli infortuni altrui bensì sul proprio irrobustimento. Per risalire la china Berlusconi, nel suo discorso del Colle, ha tracciato la via: un'opposizione moderata, critica e pungente verso Salvini, ma ancorata al centrodestra. Siccome il bacino del centrodestra è sempre quello, il Cavaliere applica il ragionamento mors tua vita mea: come la Lega gli ha rubato i voti sfidandolo, così lui pensa di riprendersene un po' attaccandola. Non si capisce fino a che punto voglia spingere il gioco, ovverosia se si limiti alla propaganda o punti alla rottura, per esempio non presentando candidati comuni con la Lega alle prossime Regionali in Umbria e poi in Emilia Romagna. Leggi anche: Pieni poteri, Mara Carfagna attacca Matteo Salvini SECONDO FRONTE In questa fase l' approccio aggressivo ci sta, ma il divorzio ha tre rischi. Il primo è che i tanti moderati che insegue Berlusconi non esistono, altrimenti al governo di destra di Salvini non succederebbe l' esecutivo più a sinistra della storia italiana. Il secondo è che, se esistessero, si sceglierebbero un rappresentante nuovo rispetto a Berlusconi, che è l' usato sicuro nei pregi ma soprattutto nei difetti. Il terzo è che, visto che Salvini, pur incerottato, non è morto, agli azzurri non conviene tagliare i ponti con la Lega, con la quale governano mezza Italia. Dentro Forza Italia sta crescendo però un secondo fronte, che spinge per la rottura definitiva con la Lega, anche a costo di spaccare il partito. Il primo passo di questa corrente, di fatto capitanata da Mara Carfagna, sarebbe offrire, quando necessario, una stampella al governo giallorosso, votandone i provvedimenti più divisivi, così da non farlo cadere e da permettere che il tempo limi ulteriormente i consensi di Salvini. M5S e Pd possono contare su numeri esigui al Senato e il soccorso di una pattuglia di responsabili azzurri potrebbe essere provvidenziale. È stato scritto che il drappello di neocomunisti azzurri avrebbe il placet di Berlusconi, al quale intrallazzare con il potere, qualunque esso sia, non spiace mai, ma dubitiamo. La mossa sarebbe di corto respiro. Sostenere un governo di sinistra determinerebbe la fine di Forza Italia. L' ex ministra delle Pari Opportunità è, per idee e natura politiche, quasi agli antipodi rispetto a Salvini. Da che ha lasciato la tv per il Parlamento, la Carfagna ha lavorato per rafforzare il proprio profilo istituzionale. Mai una parola sopra le righe né fuori posto o una posizione aggressiva sugli immigrati, le tasse, l' Europa, tutti compitini puliti e senza sbavature, forse con l' unico difetto di essere, in quanto tali, ininfluenti. La sua grande battaglia resta quella contro la violenza sulle donne; importantissima, ma per essere un leader serve di più. Già, perché questo è il punto. Negli spazi virtuali lasciati dalla crisi di Forza Italia, la Carfagna sta studiando da leader. Il primo tentativo, neanche due mesi fa, è naufragato. Berlusconi la nominò con Toti coordinatrice azzurra, lei al Sud, lui al Nord, un po' perché era convinto che ci sarebbero state le elezioni, molto perché voleva gettare un osso ai due grandi rompiballe del partito. La coppia è durata un fine settimana e ha fallito prima di iniziare. Oggi Mara si trova a doversi reinventare. Salvini non la sopporta e l' ha battuta in casa, umiliandola alle Europee nei seggi del Sud. Il ruolo di coordinatrice, benché durato poco, le ha portato nel partito più nemici che amici. Come se non bastasse, Renzi l' ha citata ed è spuntata un' intercettazione in cui Lotti rassicura il suo capo di averla contattata. VICE-BOSCHI Quando la barca affonda, ognuno ha diritto di salvarsi come può. Però una Carfagna vice-Boschi ci intristirebbe, e non solo perché Maria Rosaria detta Mara, malgrado anni di sforzi per nascondere la propria avvenenza sotto eleganti abiti da suora laica, è più bella di Maria Elena detta Maria Etruria, che invece non perde occasione per bombardarci con i suoi occhioni blu e bikini da dimagrimento vacanziero. Il problema della ex ministra di Silvio non è dove collocarsi, ma cosa fare. A sinistra quel che dice lei lo dicono tutti, da anni e con più credibilità. E non le basterà andare da Renzi o sostenere il governo Grillo-Fratoianni-Franceschini per far dimenticare agli italiani che anche lei viene da quella covata di splendide quarantenni lanciate dal Cavaliere al massimo del suo potere quando di anni ne avevano venticinque. In politica, come in tv, non si entra e non si va avanti senza sporcarsi le mani, e non solo quelle. di Pietro Senaldi

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