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Giuseppe Conte Bis, la sua squadra è uno zoo

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Maria Pezzi
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Che strana fauna offre il nuovo governo. Un'insegnante di matematica intrappolata in una tenda da scout. Un economista costretto a fare l' economo scolastico tassando le merendine dei bambini. Una diplomata esperta in dispersione scolastica che si sognava il reddito di cittadinanza tutte le notti. Una specialista "in ineleggibilità, incompatibilità parlamentare e conflitto d' interessi", qualunque cosa ciò significhi. Un pregiato storico promosso ministro dell' Economia per averci salvato un paio di volte la cabeza dalla procedura d' infrazione. Questi sono i suddetti neo ministri della Repubblica (rispettivamente: Elena Bonetti, che viene dall' Agesci, alle Pari Opportunità, Lorenzo Fioramonti all' Istruzione, Nunzia Catalfo al Lavoro, Fabiana Dadone alla Pubblica amministrazione e Roberto Gualtieri all' Economia): i quali, usciti dalla condizione di peones, con il "governo della svolta" danno una svolta soprattutto ai loro curriculum e alle loro carriere. Ho citato a caso. Ma, diciamoci la verità, questo nuovo governo Conte non brilla per personalità possenti. Nasce fragilino, arruola seconde file, lascia, senza coraggio, i "pezzi davvero grossi", Zinga e Renzi, a dirigere il traffico nelle retrovie per vedere l' effetto che fa. Certo, il Conte-Bis, a scorrere la lista dei dicasteri, può contare su alcune forti personalità di provata competenza: molte delle quali ottengono riconoscimento dopo anni di gavetta silenziosa. Per esempio, Paola De Micheli, lettiana e gentiloniana dentro, dopo tre incarichi di governo è pronta: come commissario alla ricostruzione post sismica ha sempre girato per cantieri e conosce le grandi opere, il tema delle concessioni e le analisi costi/benefici a memoria; è vero che a prendere il posto di Toninelli alle Infrastrutture si parte già avvantaggianti nel confronto, ma la sua è una scelta seria. Idem per l' ex prefetto Luciana Lamorgese agli Interni, già capo di gabinetto del Viminale, che ha applicato la legge da tecnico puro. Anche Francesco Boccia agli Affari regionali, economista Pd, grande conoscitore della forza industriale delle Regioni (s' è inventato, tra start up e creatività, il Digithon, la "Silicon valley italiana"), appare in ruolo per gli Affari Regionali. E Lorenzo Guerini, il "Forlani di Renzi", liberal dalle provate capacità diplomatiche, alla Difesa, ad occhio sarà senz' altro meglio della Trenta che l' ha preceduto. Dario Franceschini è tornato alla Cultura ma, al netto della sconfitta nella sua Ferrara, della propaganda personale e dell' abuso di società fornitrici di servizi esterne, e paragonato ai precedenti e ai successivi, fu un ministro dinamico. Mi rendo conto di citare solo ministri Pd, e questo un po' mi preoccupa. Approssimazione - Eppure le note positive qui finiscono. Gualtieri all' Economia, presidente della Commissione Economia e finanza dell' Europarlamento, è una sentinella della Van Der Leyen sui nostri conti pubblici. E lo Speranza, nel senso di Roberto, è sempre l' ultimo a morire, come dice il proverbio. E sarà per questo che a Speranza hanno assegnato - a lui, storico dell' Europa mediterranea - il ministero della Salute: per la capacità di uscire indenne da qualunque malattia della sinistra e, soprattutto, per dare una poltrona a Leu divenuto, all' improvviso, accorato partner di legislatura. Teresa Bellanova, già coordinatrice regionale delle donne di Federbraccianti, è stata presa di peso e messa all' agricoltura. Giuseppe Provenzano detto Peppe è un giovane studioso di Caltanissetta che scrive di Mezzogiorno sulla Rivista del Mezzogiorno, il che non significa essere Francesco De Sanctis; però è bastato per ottenere il ministero per il Sud. Ma sono i dicasteri assegnati ai Cinque Stelle che danno l' idea dell' approssimazione. Incognite -  Di Maio digiuno di esteri che si muove tra i fascicoli caotici di Libia, Cina e Nato deve assicurare il mantenimento convinto dell' Italia nei circuiti atlantici; e data la confusione sul tema del M5S, non ispira fiducia. Federico D' Incà è ricordato a Belluno solo per un feroce e diuturno accanimento verso ogni pensiero, opera e omissione di Luca Zaia. Sergio Costa e Alfonso Bonafede sono gli unici titolari confermati dal precedente governo; ma l' uno sul blocco delle grandi opere a fini ambientali (è ministro dell' Ambiente) e l' altro sull' abolizione della prescrizione dopo il primo grado (sta alla Giustizia) rischiano di essere divisi. Per approfondire leggi anche: Roberto Speranza, il dettaglio che pochi hanno notato Stefano Patuanelli, capogruppo al Senato, ha avuto la fortuna di aver partecipato con Di Maio alle trattative per il neogoverno; passava di lì per caso e, com' è accaduto per Toninelli, già che c' era, per lo sforzo fatto, gli hanno dato il ministero dello Sviluppo economico. Ma l' incognita è grande. Come incognite sono Amendola del Pd agli Affari Europei o Dadone alla PA, o Spadafora che va allo Sport e alle Politiche giovanili per lasciare il posto di sottosegretario di Palazzo Chigi a Fraccaro. Ancora una volta, alcuni dei Cinque Stelle più universalmente stimati e preparati - Morra, Carelli, Paragone, Carabetta, per dire - sono stati lasciati appesi ad un' idea di rivoluzione. Certo, lasciamoli lavorare. Ma diciamo che i governi forti sono diversi  di Francesco Specchia

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