Tensione a Palazzo Chigi

Giuseppe Conte e servizi segreti, ora è gelo con gli Usa: indiscrezione, sul Wsj il report incriminato?

Cristina Agostini

La questione Russiagate si è trasformata in un boomerang per Palazzo Chigi e l'incontro tra il ministro della Giustizia statunitense Barr e  i vertici dei nostri servizi segreti in una trappola per Giuseppe Conte. Come sottolinea in un retroscena La Repubblica, il 15 agosto, Matteo Salvini aveva aperto la crisi di governo e sfiduciato il premier il quale vedeva ancora lontana l'ipotesi di un suo reincarico. Il nemico all'epoca era ancora il centrosinistra quindi se l'"alleato" Donald Trump avesse chiesto un aiuto per capire se ci fosse stato un complotto contro di lui, si poteva tranquillamente rispondere in modo affermativo. E così è stato. Quindi a Ferragosto c'è stato il faccia a faccia tra Barr e il direttore del Dis Vecchione. Due settimane dopo, il Pd diventa però l'alleato e la richiesta di Trump "imbarazzante". Washington avverte che il clima è cambiato, che è calato il gelo e non gradisce. Cresce quindi il nervosismo a Palazzo Chigi. Il capo del governo vuole chiudere la vicenda e dice di essere pronto a riferire in tempi brevi al Copasir.  Leggi anche: "Servizi segreti? Tutto normale". Toh, D'Alema difende Conte: fino a dove si spinge sugli 007 Il problema per Conte sono i possibili documenti stesi da Barr. Il timore è che Washington Post e New York Times, nella loro guerra a Trump possano pubblicare il report del ministro della Giustizia sui contenuti degli incontri romani dello scorso agosto dal quale verrebbero fuori le risposte italiane alle loro richieste e l'atteggiamento di Vecchione, in qualità di "delegato" dalla presidenza del Consiglio.