Conti in rosso

Pdl, tutti i debiti: senza Berlusconi è quasi bancarotta

Andrea Tempestini

Un brutto affare, tenersi il Pdl. Non si parla di voti, ma di soldi. In caso di scissioni, se le colombe si tenessero il partito, si troverebbero a fronteggiare problemi non solo di consenso, ma relativi al vil denaro. L'allarme lo suona il tesoriere, Maurizio Bianconi, berlusconiano di ferro: "Se qualcuno pensa di scalare il partito fa male di conto". Perché? Semplice: "Gli conviene farsene uno nuovo". Debiti e cause - Parlano le cifre. Il Pdl deve pur incassare (in tre anni) 18 milioni di rimborsi elettorali, ma ad oggi i debiti correnti da pagare sono pari a 9,4 milioni di euro. Quindi i fornitori da pagare, un conto da 8 milioni; e di questi rimborsi alcuni sono contestati (o dal Pdl per fatture non dovute, o dai fornitori per il ritardo). Un rimborso contestato equivale a una nuova grana giudiziaria: causa coi fornitori, contenziosi, e dunque avvocati da pagare. E, per inciso, l'ultimo bilancio del Pdl si è chiuso con un disavanzo pari a 3,7 milioni di euro. Costi fissi - Ma non ci sono soltanto i debiti e i problemi giudiziari. A gravare sulle tasche di chi si vuol prendere il partito ci sono anche i costi fissi. Per esempio i siti internet che gravitano attorno al dominio del partito (qualche centinaia di migliaia di euro l'anno). Poi i costi delle sedi locali, 97 in tutta Italia: affitti e personale di partito. Il partito azzurro conta molti dipendenti, e ci si interroga su quale fine faranno con la riduzione del finanziamento pubblico (il Pd, da par suo, ha già iniziato a tagliare). Il bivio - Eccoci dunque al bivio. Al Consiglio nazionale tutti votano uniti e non c'è nessuno strappo? La nuova Forza Italia s'accollerà tutti i costi e i debiti, e il garante sarà Silvio Berlusconi, da sempre pronto a sganciare - e tanto - per il suo partito. Al contrario al Consiglio nazionale Alfano e i suoi decidono di rompere e tenersi il partito? Il Pdl si tiene i debiti, che però non verranno coperti da Berlusconi. Non solo i debiti. Anche i costi delle manifestazioni, per esempio. Basti pensare che per quella del marzo 2012, il Cavaliere sganciò 2,8 milioni. Alfano e i suoi, con buona approssimazione, non dispongono della liquidità necessaria per foraggiare un partito già di per sé molto indebitato.