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Paolo Bonaiuti morto a 79 anni: una vita al fianco di Silvio Berlusconi, i suoi interventi per "smussarlo"

Giulio Bucchi
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Addio a Paolo Bonaiuti, lo storico portavoce di Silvio Berlusconi. Una lunga carriera politica: sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi Berlusconi II, III e IV, aveva 79 anni e godeva di stima bipartisan da sinistra a destra nel mondo politico. A prova di ciò il fatto che tra i primi commenti sui social spicca quello di Filippo Sensi, deputato Pd e uomo-comunicazione di Matteo Renzi quando quest'ultimo era premier. "Molto addolorato per la scomparsa di Paolo Bonaiuti - ha scritto -, è stato un gentiluomo a Palazzo Chigi". Innumerevoli, e toccanti, i commenti di tutto l'arco parlamentare in ricordo di un uomo, mite e rispettatissimo, che è anche un pezzo di storia italiana. Nei quasi vent'anni al seguito di Berlusconi, Bonaiuti (che curava in maniera maniacale la comunicazione, specialmente quella televisiva) spesso è dovuto correre ai ripari per correggere, smussare e smentire, le intemperanze verbali del Cavaliere. Ogni volta che il Cav faceva una gaffe, una battuta o raccontava una barzelletta, fuori posto, lui interveniva per smentire, chiarire e precisare. Spesso lo faceva anche "in diretta", ovvero in conferenza stampa, richiamando all'ordine il premier con un Presidente, ora andiamo o sottraendolo ai giornalisti dopo averlo preso per un braccio. Come una sorta di bodyguard, Bonaiuti non lasciava mai Berlusconi, tant'è che molte volte diventava lui stesso il protagonista di qualche storiella. Un'aneddoto che Berlusconi amava raccontare quando era presidente del Consiglio per bacchettare la stampa riguardava appunto il suo portavoce e l'allora primo ministro britannico Margaret Thatcher: "La Thatcher mi disse non si può governare e leggere i giornali, io ho un ufficio stampa che mi fa leggere solo gli articoli che parlano bene di me... Ho chiamato Paolino Bonaiuti - rivelava Berlusconi - e gli ho detto da domani metodo Thatcher e non l'ho visto per due mesi...». Berlusconi lo chiamava affettuosamente 'Paolino', ma non gli risparmiava critiche, con battute nel pieno di un briefing o di una conferenza stampa, e lui, Paolo Bonaiuti, abbozzava, sapendo che il legame con il dottore era un legame forte, sincero. Un legame durato 18 anni, perché nel 2014 qualcosa cambiò. Tant'è che nell'aprile di quell'anno, lo storico portavoce, praticamente l'uomo ombra del leader azzurro, decise di lasciare Forza Italia per imbarcarsi in una nuova avventura politica, quella di Ncd, il nuovo partito fondato dall'ex delfino del Cav, Angelino Alfano. Fu un addio molto sofferto, che fece scalpore. Ma non sorprese chi lo conosceva bene e sapeva che i rapporti con Berlusconi si erano raffreddati già a dicembre di quell'anno, anche in seguito a due episodi molto significativi. Prima il trasloco del suo ufficio fuori da palazzo Grazioli e poi l'addio al Mattinale, l'house organ forzista, lo strumento di comunicazione attraverso il quale Bonaiuti per anni aveva indicato la linea politica ai parlamentari azzurri. "Lascio Forza Italia, è una decisione difficile, sofferta, ma motivata da divergenze politiche e da incomprensioni personali che si sono approfondite nell'ultimo anno", scrisse in una breve nota il giorno dell'uscita da Fi Bonaiuti (ai primi di aprile di 5 anni fa), precisando che sarebbe rimasto nel "centrodestra per una ricomposizione delle forze in direzione riformista e moderata" e rivolgendo, a "Berlusconi un augurio dal cuore, con la sincerità e con l'affetto dei 18 anni di lavoro insieme". Parole messe nero su bianco, raccontano, dopo un lungo colloquio ad Arcore, giusto qualche giorno prima, poi 'ricostruitò su alcuni giornali nel segno del 'tradimento di Paolò, una versione che lo fece amareggiare molto. Nato a Firenze il 7 luglio del 1940, laureato in Giurisprudenza, ha insegnato inglese e lavorato come copywriter nel campo della pubblicità. Gli esordi al Giorno di Milano, di cui diventò capo del servizio economico: dal 1975 fu inviato speciale, prima per l'economia e la finanza, poi per gli avvenimenti di politica internazionale. Nel 1984 il passaggio al Messaggero di Roma come inviato e come editorialista, dove seguì soprattutto i vertici del G7 e firmò inchieste sull'Europa che cambia, dalla caduta del Muro di Berlino al Trattato di Maastricht. Nel 1992 divenne vicedirettore vicario e poi il salto con Berlusconi e la nuova vita da politico, iniziata nel '96 con l'elezioni nelle liste di Forza Italia. Rieletto nel 2001, Bonaiuti va a palazzo Chigi, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, con i Berlusconi bis e ter: nella stanza dei bottoni ci resta, con questa carica, fino alla primavera del 2006. Nel maggio 2008 torna al governo (Berlusconi quater), sempre in qualità di sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con la delega all'editoria. Dopo quattro legislatura consecutive alla Camera dei deputati, alle politiche del 2013 Bonaiuti viene eletto senatore con Il Popolo della Libertà nella circoscrizione Lombardia. Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce alla rinata Forza Italia, che abbandona il 21 aprile dell'anno successivo per aderire al Nuovo centrodestra di Alfano. Il 18 marzo 2017, con lo scioglimento di Ncd, Bonaiuti confluisce in Alternativa Popolare.

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