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Porta a Porta, la soffiata di Pietro Senaldi: gode Bruno Vespa, dopo lo scontro tra Renzi e Salvini...

Davide Locano
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Il duello televisivo tra Renzi e Salvini ha avuto un grande vincitore, Bruno Vespa, il padrone di casa. Porta a Porta ha fatto il record di ascolti, battendo con il 25% dello share e 3.800.000 spettatori anche la Nazionale di calcio, ferma al 21%. È stato un colpo da maestro per l' intramontabile presidente della cosiddetta Terza Camera del Parlamento. C'era da aspettarselo, visto che era da 13 anni che gli italiani, abituati a ore e ore di talkshow, non vedevano due leader sfidarsi faccia a faccia. In realtà in palio non c' era nulla, non essendoci elezioni in vista, ma lo spettacolo è stato di alto livello, anche perché nell' arena si esibivano i migliori istrioni della politica in circolazione. I due hanno gonfiato i muscoli e se le sono date di santa ragione, mettendo in scena lo show «Se io fossi candidato premier». Poiché però, ahi loro, nessuno dei due al momento lo è, gli attori si sono attaccati e hanno vantato il passato. Leggi anche: Pietro Senaldi: Renzi vs Salvini da Vespa? Ecco chi è il vero vincitore Quelli di sinistra sostengono abbia prevalso Renzi, che per l' occasione era andato a ripetizioni d' economia, mentre per i leghisti il vincitore è Salvini, che ha puntato tutto sulla forza dei suoi numeri e sui successi nel controllo dell' immigrazione. In realtà, oltre a Vespa, hanno vinto entrambi: si sono legittimati a vicenda quali protagonisti assoluti della politica proprio nella serata in cui i giochi veri si facevano altrove, a Palazzo Chigi, dove il governo tirava l' alba per preparare una manovra finanziaria che scontenta tutti e non premia nessuno. Secondo copione, si sono attaccati a vicenda, ma gli obiettivi comuni erano Conte, i Cinquestelle e il Partito Democratico. Infatti lo scontro, più che un match di pugilato, con fendenti capaci di uccidere, sembrava un' esibizione di wrestling, con colpi assestati per il godimento del pubblico più che per fare male. Dei due, Renzi si è dimostrato più cattivo, come è nella realtà. Ha picchiato sui 49 milioni di rimborsi elettorali della Lega bossiana, mentre Salvini ha contrattaccato sulle banche ma senza tirare in ballo i peccati di famiglia del leader fiorentino e del suo entourage. Il truce barbaro è stato più signore del sedicente nuovo Machiavelli fiorentino. Ha avuto forse la sola pecca di non schiacciare a sinistra l' ex premier, ricordandogli di essere stato la levatrice del governo più rosso della storia della Repubblica. Il leader di Italia Viva ha giocato a fare il professore d' economia e a dar lezioni di diplomazia, rimproverando al leghista di non frequentare Bruxelles e il G20. Ha provato a vendersi come leader moderato e di alto profilo. Salvini gli ha replicato di darsi arie da statista dall' alto del 4% nei sondaggi, di aver fatto il suo tempo e di essere tornato in auge solo per aver privato gli italiani delle urne che la maggioranza del Paese avrebbe voluto. Ma non gli ha rinfacciato i sodali con i quali Renzi si accompagna al governo e gli scarsi risultati di un esecutivo che si è insediato per salvarci dal tracollo ma ha fatto un compitino degno di chi punta solo a passare la nottata. Fatta l' alba, il consiglio dei ministri si è garantito un altro giro di giostra grazie alla benevolenza dell' Europa, in attesa che i due Matteo si sfidino con in palio qualcosa più dell' onore. Vespa si frega già le mani, perché dovesse averli in studio in un duello per Palazzo Chigi, altro che 25% di share. Per l' intanto, complimenti al grande anfitrione della Rai. di Pietro Senaldi

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