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Luca Zaia tira diritto sull'autonomia: "Me ne frego del ministro Francesco Boccia"

Cristina Agostini
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Ma basta... Il ministro Francesco Boccia ha spiegato ieri in Parlamento che nominerà un commissario per definire i Lep. Cosa sono? I livelli essenziali di prestazioni ai quali ogni Regione dovrebbe attenersi. In realtà nel campo sanitario esistono già. E, senza l' autonomia nordista, la gran parte delle aree del Sud è al di sotto dei requisiti. Non importa, Boccia vuole rifare tutto. E poi è deciso a portare alle Camere una legge quadro, la quale dovrebbe determinare i confini all' interno dei quali scrivere la riforma regionalista. Quando sarà approvata questa norma? A saperlo... Forse mai, visto che M5S ha dimostrato di non essere autonomista e il Pd, partito del ministro agli Affari Regionali, aveva fatto di tutto per impedire a Lombardia e Veneto di convocare un referendum consultivo. Sembra che a Roma le provino tutte per mandare fuori di testa i governatori del Nord. Incuranti di giocare col fuoco. Quasi sei milioni di cittadini lombardo-veneto, due anni fa, si recarono ai seggi per chiedere maggiore autonomia. Il governo gialloverde era arrivato a quantificare le risorse che avrebbero ottenuto Milano, Venezia e Bologna con l'attribuzione di maggiori competenze, in base alla Costituzione. Ebbene, 10 miliardi alla Lombardia, 6 al Veneto e 6 all'Emilia-Romagna. Ventidue miliardi in meno per Roma. E come farebbero a sprecare senza questa cospicua cifra? Leggi anche: "A cosa brindiamo". Salvini con un mojito in diretta. Più di uno sfottò: come fa impazzire Di Maio e Pd I giallorossi non si rendono conto nemmeno di cosa sta accadendo a poche centinaia di chilometri dall' Italia: la Catalogna cerca di separarsi dalla Spagna, in Corsica gli indipendentisti sono maggioranza, la Scozia è pronta a rivotare sul divorzio dal Regno Unito in caso di Brexit. Qua in Italia si chiede una misera autonomia e il governo perde tempo, tergiversa, prende quasi in giro. Basta. Luca Zaia ha già pronto un piano B, nel caso in cui i tira-e-molla romani portassero alla morte dell' autonomia. «Se il governo non vuole trattare, la Regione del Veneto continuerà sul piano della battaglia legale», ha spiegato. «Prenderemo ogni singola materia delle 23 previste e faremo per ognuna di esse delle sedute fiume in Consiglio regionale per approvarle. Poi immagino che il governo le impugnerà e quindi andremo in Corte Costituzione, legge per legge». Il Doge ha poi ribadito che «la prima materia da portare in Consiglio potrebbe essere la scuola «perché c' è interesse su questo, c' è dibattito e vogliamo vedere le vere idee del governo visto e considerato che se lo chiedessi a 55 milioni di italiani nessuno me lo saprebbe spiegare, per poi continuare con le infrastrutture, l' ambiente e tutte le 23 materie che sono scritte in Costituzione». La tattica insomma è fare impazzire i giallorossi. «Roma è inadempiente - ha aggiunto Zaia - perché non ha mai fatto una controproposta al progetto veneto e ad oggi non ha mai risposto alle istanze dei veneti. Io dico sempre che la migliore idea è una proposta di preintesa per vedere se c' è condivisione sul testo per poi andare in Parlamento. Se qualcuno invece pensa di andare con l' intesa direttamente in Parlamento si va al massacro». Imitare Barcellona? «Le alternative sono due: una è la via veneta per cui rispetti la legge, l' altra la via catalana per cui ti butti in strada», ha sottolineato l' esponente leghista, «ma fino a quando la Catalogna non avrà l' indipendenza non potremo dire che sarà possibile farla». Il paradosso comunque è che, a furia di perdere tempo, Boccia farà del male al suo collega Bonaccini, presidente uscente dell' Emilia Romagna e in cerca di una riconferma il 26 gennaio. Il governatore si era sempre vantato di poter ottenere l' autonomia senza perdere tempo col referendum. Ebbene, il metodo dilatorio del ministro, sarà un boomerang per il Pd nella prossima campagna elettorale. Bonaccini tuttavia tace, come se non esistesse il problema. A emiliani e romagnoli non resta che rispondergli male in cabina elettorale. di Giuliano Zulin

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