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Giancarlo Giorgetti, il retroscena nel libro di Vespa: "Avevo messo in guardia Salvini su Savoini"

Caterina Spinelli
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Su Matteo Salvini aleggia, per merito (se così vogliamo dire) della sinistra, ancora il presunto scandalo dei fondi russi. Nel mirino i rapporti tra il leader della Lega e Gianluca Savoini, l'uomo che - negli audio mai pubblicati e in mano a non ci è dato sapere chi - avrebbe trattato con la Russia, favorendo un contratto con l'Eni in cambio di aiutini economici al Carroccio. Peccato però che di quei 60 milioni non c'è traccia: "Lo scandalo? Ha le stesse probabilità che ho io di ricevere un'offerta per allenare l'Inter" ironizza lo stesso Giancarlo Giorgetti nel nuovo libro di Bruno Vespa (Perché l'Italia diventò fascista). E ancora: "Savoini e D'Amico sono due sprovveduti avvicinati da mediatori d'affari che li immaginavano dotati di poteri magici. Altri pensavano che arrivassero fino a Salvini. Figurarsi. Però - si legge ancora nel volume di Vespa - ogni loro passo era monitorato (da servizi segreti), erano polli lasciati correre in libertà". Ma il vicesegretario della Lega ribadisce un dettaglio non da poco: "Avevo informato Salvini e lo avevo messo in guardia. Ma lui, in assoluta buona fede, riteneva che fossero simpatici romantici assolutamente innocui, senza poter fare alcun danno. Ma il danno d'immagine per Salvini è stato enorme, visto che lo avevano sempre accompagnato in Russia".  Leggi anche: Centinaio a Omnibus smonta la Bonafè: "I soldi della Lega li ho io, guarda" A commentare il caso anche l'ex ministro: "È stato incauto". Questo l'errore che Salvini non perdona a Savoini: "Visto da fuori, il curriculum del suo accompagnatore (in riferimento a Meranda), non è quello della migliore frequentazione possibile. In ogni caso incauto è una cosa, delinquente è un'altra". 

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