Analisi

Bruno Vespa su Matteo Salvini: la "Bestia", come si è preso il consenso che lo porterà a trionfare

Davide Locano

«Perché l' Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare)» è il titolo del nuovo libro di Bruno Vespa in uscita il 6 novembre per Mondadori/Rai Libri (349 pagine, 20 euro). I primi otto capitoli sono dedicati all' ascesa al potere di Mussolini (1919-1922) e alla trasformazione della "democrazia autoritaria" in dittatura (1923-1925). Gli ultimi quattro all' ascesa del sovranismo in Europa e ai retroscena del passaggio dal governo Conte 1 al Conte 2 fino alle polemiche nella maggioranza successive al clamoroso successo del centrodestra in Umbria. Pubblichiamo un estratto. Alla fine di luglio, il pericolo di una crisi di governo sembrava scongiurato e ai primi di agosto tutti partirono per le vacanze. Tutti, tranne Matteo Salvini. Che era già partito per le ferie da tempo: aveva girato le spiagge in luglio e, all' inizio di agosto, stava concludendo le vacanze sul mare di Romagna, al Papeete Beach di Milano Marittima (Ravenna). Questo stabilimento balneare, dall' indirizzo anonimo (via III Traversa, 281), è dall' inizio degli anni Duemila la spiaggia più famosa d' Italia. Ne è proprietario Massimo Casanova, 49 anni e tre figli, un imprenditore di origini pugliesi che proprio nella sua terra ha fatto incetta di preferenze (65.000), diventando deputato europeo per la Lega alle elezioni del 2019. Fronte spaziosa, resa immensa da una profonda stempiatura, barba folta, espressione al tempo stesso bonaria e rampante, Casanova ha consentito a Salvini - i due sono amici di vecchia data - di fare della sua spiaggia il punto di attrazione mediatica e politica più clamoroso dell' estate 2019. Quarantacinque anni prima, chi scrive era riuscito, con una sensazionale deroga al protocollo della Prima Repubblica, a strappare nel giorno di Ferragosto il ministro dell' Interno Paolo Emilio Taviani dalla sua scrivania al Viminale per fargli un' intervista all' aperto: non eravamo andati oltre una brevissima passeggiata su via Nazionale, sotto lo sguardo sbigottito dei poliziotti di scorta. Ora, vedendo l' ultimo successore di Taviani in costume da bagno assistere in spiaggia all' esibizione di cubiste mozzafiato mentre ballavano sulla sabbia al suono dell' inno di Mameli, avvertivo tutto il peso degli anni. Leggi anche: Bruno Vespa inchioda M5s e Pd sulle pensioni CAMPAGNA ELETTORALE AL VIA Salvini aveva programmato di rimanere a Milano Marittima la prima settimana di agosto e di trascorrere il resto del mese battendo le spiagge (e non solo) di tutto il Mezzogiorno, anticipando così la campagna elettorale. I risultati delle recenti elezioni europee avevano consacrato per la prima volta la Lega come grande partito nazionale. E il Sud, in questo senso, è stato decisivo. Il 23,46 per cento preso nelle regioni meridionali, il 22,42 nelle isole e il 33,45 nel Centro completavano in modo vistoso la prevista conferma nel Nordest (41,01 per cento) e nel Nordovest (40,7). «La svolta nazionale della Lega sotto il profilo della comunicazione» mi dice Luca Morisi, che ne è responsabile per Matteo Salvini e per il partito (la famosa «Bestia», temutissima e demonizzata da Matteo Renzi anche nel confronto televisivo con Salvini del 15 ottobre 2019) «era partita nel 2014 nello scetticismo generale. Gli storici risultati ottenuti nel Centrosud hanno visto una parallela crescita di voti anche nei territori di riferimento della vecchia Lega, dimostrando che la svolta nazionale non ha minimamente danneggiato il consenso di Salvini al Nord, anzi lo ha aumentato». «Attenzione,» osserva Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, «è vero che la Lega nel Sud è andata benissimo, ma per il suo successo politico è stata determinante l' adesione della Toscana e dell' Emilia. Lì il partito si è mosso molto bene sul territorio, coinvolgendo la classe imprenditoriale che si è saldata a quella tradizionale del Nord. Sul piano nazionale, la Lega ha uno zoccolo che oscilla tra il 20 e il 24 per cento. I 10 punti in più vengono da quella parte di opinione pubblica che non ha punti di riferimento precisi e aderisce a programmi e speranze che sarebbero proprie del cittadino comune se andasse al governo». «Il peso elettorale del Sud è stato determinante» aggiunge Antonio Noto (Noto Sondaggi). «Ha scelto Salvini gente che prima non aveva votato. Ma il trasversalismo della Lega ha raggiunto dimensioni inedite per l' Italia. Ha raddoppiato i voti in un anno perché tanta gente che nel 2018 si era astenuta, già nell' estate aveva cominciato a guardare a Salvini.» «Una parte cospicua dei 6 milioni di voti persi dal Movimento 5 Stelle sono andati alla Lega» prosegue la Ghisleri. «Mentre Salvini setacciava il territorio, Di Maio ha abbracciato un ruolo istituzionale, abbandonando l' idea di Grillo di aprire il Palazzo come una scatoletta di tonno». «Questi risultati» osserva Morisi «sono frutto di una campagna mista tra metodologia classica e uso dei social. La manifestazione che ha riempito piazza del Duomo una settimana prima del voto ha svolto un effetto traino. Il richiamo all' orgoglio delle radici cristiane, l' invocazione ai santi patroni d' Europa, è stato criticato da molti, ma ha avuto un effetto positivo. E ne trova il riscontro dalla risposta. La pagina Facebook di Salvini ha un' audience superiore a quella di tutti i quotidiani e di tutte le pagine Facebook degli altri leader messi insieme. E postando da 20 a 30 messaggi al giorno in campagna elettorale, facevamo sì che questi canali finissero con il dettare l' agenda». IL PESO DEI SOCIAL NETWORK In Italia, 32 milioni di persone usano Facebook, 20 milioni Instagram e 2,5 milioni Twitter. Nell' ottobre 2019 Salvini aveva 3 milioni 800.000 «mi piace» su Facebook contro i 2 milioni 184.000 di Di Maio, i quasi 2 milioni di Beppe Grillo, il milione e mezzo di Alessandro Di Battista, il milione 250.000 di Giorgia Meloni, il milione 150.000 di Matteo Renzi, il milione di Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi. Ancora più netto il distacco su Instagram: 1 milione 800.000 follower, contro gli 853.000 di Di Maio, i 484.000 di Conte, i 425.000 della Meloni, che batte sia Di Battista (248.000) sia Renzi (219.000). Ma quel che conta è il numero di reazioni. Dal 1° gennaio al 30 settembre 2019 Salvini ha avuto 120 milioni di reazioni, condivisioni, commenti, contro i 20 milioni dei suoi competitori. Secondo il sistema di analisi Fanpage Karma, per ottenere lo stesso coinvolgimento sarebbe necessario spendere quasi 2 milioni di euro alla settimana in investimenti pubblicitari su Facebook. Il Capitano si piazza così al primo posto nel mondo, con un valore della sua pagina Facebook di quasi 81 milioni di euro, battendo d' un soffio il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, vero campione dei social, e distaccando Donald Trump (68 milioni) e il premier indiano Narendra Modi (quasi 32 milioni). Una forza d' urto esagerata per tenere in piedi la vecchia casa. di Bruno Vespa