Potere

Sergio Mattarella ha commissariato Giuseppe Conte: il retroscena dalle sacre stanze della politica

Davide Locano

Il campo da gioco di Sergio Mattarella non è mai stato così grande. Arrivato a 78 anni, il presidente della Repubblica si è trovato a fare da badante a Giuseppe Conte, che ne ha 23 meno di lui. Più il presidente del Consiglio si rivela incapace di gestire i dossier che si ammassano sulla sua scrivania, più l' uomo nelle cui mani ha giurato è costretto a intervenire per rimediare ai danni e all' inazione del governo. Dalla «persuasione morale», fatta di quei consigli e avvertimenti che usa per indirizzare la linea politica del Paese e scongiurare disastri, il capo dello Stato è passato alla surroga. Leggi anche: "Niente voto in ogni caso": la profezia di Paolo Mieli Si è iniziato con la politica estera. Sulla scena internazionale Conte ha pagato il prezzo di essere un perfetto sconosciuto e in questo anno e mezzo non ha alzato di molto il suo profilo, come dolorosamente dimostrato dal «Giuseppi» di Donald Trump. Il cambio di guardia al ministero degli Esteri, dove l' esperto Enzo Moavero Milanesi ha dovuto lasciare il posto al neofita Luigi Di Maio, ha peggiorato la situazione. Il risultato è che se oggi dalla cancelleria o dall' ambasciata di un Paese amico, o dal vertice di un' organizzazione internazionale, si vuole parlare con un interlocutore italiano credibile, c' è un solo numero da comporre, ed è quello del Quirinale. Le telefonate a palazzo Chigi si fanno solo per cortesia istituzionale e la linea della Farnesina manco viene presa in considerazione. Fosse solo questo, staremmo ancora nell' amministrazione più o meno ordinaria: presidenti della Repubblica che si adoperano per rimediare alle carenze diplomatiche dei nostri governicchi se ne sono già visti. La politica industriale, però, è cosa diversa: più che le conoscenze, lì contano la compattezza della maggioranza e il nerbo dei ministri. Vista precipitare la situazione dell' Ilva, la scorsa settimana Mattarella ha chiamato Conte a rapporto sul Quirinale. Non si è spinto a dirgli «cosa» deve combinare, perché solo il governo e il parlamento possono deciderlo, però gli ha detto che dovrà fare tutto il necessario. Per l' acciaieria di Taranto, per Alitalia, per lo stabilimento Whirlpool di Napoli e le altre grandi aziende sull' orlo del precipizio: è in gioco il sistema industriale italiano. Una predica inutile. Conte si è confermato inabile all' azione, la maggioranza continua a litigare sullo scudo penale e Arcelor Mittal, il gruppo che ha in gestione l' acciaieria, ha annunciato le date di spegnimento di tutti gli altiforni. Così Mattarella ha dovuto prendere in mano la situazione. Ricevendo i rappresentanti dei sindacati sul Colle ha fatto capire a tutti che la vicenda dell' ex Ilva, per lui, ha la massima priorità. Concetto ribadito ieri all' assemblea dei sindaci, dove ha detto che la soluzione della crisi tarantina «è di primaria importanza per l' economia e il lavoro italiani». Non è dato sapere se abbia parlato con i capi dell' azienda, ma si conosce il risultato della sua iniziativa: Arcelor Mittal ha bloccato la procedura per chiudere l' impianto. Su questa e le altre emergenze industriali, d' ora in poi Conte sarà marcato stretto da Mattarella e dai suoi consiglieri. Almeno sin quando non dimostrerà di potersela cavare da solo, ammesso che quel momento arrivi. Al Quirinale non si fanno illusioni. Temono, semmai, che si allunghi la lista delle castagne da cavare dal fuoco prima che il governo le bruci. Iniziando dalla manovra. Parlando all' Anci, Mattarella ieri ha detto che «ogni amministratore deve sentirsi obbligato al rispetto del vincolo di sana e corretta gestione, che eviti di scaricare su altre istituzioni, e sulle future generazioni, il peso di scelte sbagliate». Oltre che una mano tesa ai sindaci, impegnati in un duro confronto col governo, è un avviso ai partiti affinché non creino altro debito, dopo gli oltre 4.500 emendamenti presentati in Senato. Un modo per avvertire che, se il governo dorme e pare pronto a tutto per tirare a campare, sul Colle c' è chi sta sveglio e vigila anche sui numeri. di Fausto Carioti