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Barbara Lezzi, Pietro Senaldi: la grillina che odia il Nord, come vuole fargliela pagare

Davide Locano
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Da ministra del «far nulla» a ex ministra «non ci sto», ecco la travolgente carriera della grillina Barbara Lezzi, specialista nel porre ostacoli. Pugliese, i cinquestelle, che nella Regione hanno preso nel 2018 una messe di voti, l' avevano piazzata al dicastero per il Sud, più che per le sue capacità, per premiarla del fatto di aver travolto D' Alema nel collegio di Nardò, a tutt' oggi unica impresa nel curriculum della signora. Leggi anche: "Cozze amare": anche Aldo Grasso dileggia Barbara Lezzi Barbara ha avuto un modo curioso di interpretare la sua missione. Il Mezzogiorno affonda nell' immobilismo ma, anziché darsi da fare per vivacizzarlo e attrarre investimenti, la grillina ha pensato che la salvezza del Sud passasse per la deindustrializzazione di quel poco che è rimasto e, soprattutto, per la demonizzazione del Nord. Così ha trascurato la sua terra dedicandosi alla guerra al Settentrione. Più che un guerriero meridionale, la Lezzi è un' erinni anti-nordista. Nel governo gialloverde è stata la nemica numero uno delle istanze autonomiste di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. La sua opera è stata così impalpabile, perdente e ricca di gaffe da risultare una specie di Toninelli in gonnella, con in peggio il fatto che se almeno il ministro delle Infrastrutture aveva un buon carattere, così che attaccarlo era un po' come sparare sulla Croce Rossa, la ex titolare del dicastero del Sud è invece di un' antipatia e di un' aggressività rare. La differenza si è vista quando, con il cambio di governo, Di Maio ha dovuto sacrificarli, con la Grillo e la Trenta, per manifesta incompetenza. Il Toninelli ha abbozzato e si è rifugiato in uno sdegnato silenzio. La Lezzi ha cominciato a rompere le scatole non solo ai leghisti ma anche ai grillini, rei di lesa maestà. Tanto da far saltare la mosca al naso perfino a Travaglio, il giornalista più pentastellato della Repubblica, il quale non ha esitato a definirla «ministra ottusangola». OBIETTIVO SABOTAGGIO Anche ieri la signora ha voluto rompere le uova nel paniere ai suoi colleghi e alleati. «Fermerò l' autonomia», ha minacciato dopo il primo via libera alla legge da parte del suo conterraneo, il ministro piddino Boccia, non certo un ultras delle Curve Nord. Intendiamoci, non che l' autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sia vicina e neppure che si sappia come sarà; semplicemente, il governo ha dato un primo via libera alla legge quadro per le Regioni, senza peraltro vincere le perplessità dei governatori Fontana e Zaia, che attendono di vedere quale sarà il contenuto reale della normativa. Questo però è bastato perché l' amazzone pugliese insorgesse dichiarando che «non c' è nessuna ragione per un' accelerazione» e giurando di «riuscire a fermare questo delirio». Visto gli esiti delle battaglie intraprese dalla ex ministra, per gli autonomisti potrebbe essere anche una buona notizia. La Lezzi era infatti in prima linea contro il Tap. Sosteneva che avrebbe danneggiato le spiagge perché sarebbe stato impossibile per i bagnanti «stendere i loro asciugamani sul gasdotto»; il che è sicuro, dato che esso passa a dieci metri di profondità sotto il mare. Altra memorabile lotta, purtroppo questa vicina al successo, è quella per la chiusura dell' Ilva. Malgrado poi lo abbia smentito, Barbarella ha dichiarato che avrebbe visto bene un allevamento di cozze tarantine al posto dell' acciaieria. Sul fronte ArcelorMittal, la grillina dà il meglio di sé. Ha avuto un ruolo di primissimo piano, tanto per intendersi, nel levare lo scudo penale alla multinazionale indiana, dandole la giustificazione per minacciare di alzare le tende e spuntare condizioni ottimali per restare. A scapito dei posti di lavoro degli operai tarantini e dell' aria che respirano le loro famiglie. RE MIDA AL CONTRARIO Insomma, la signora ha il tocco inverso rispetto a re Mida, è capace di trasformare l' oro in letame. Senza più poltrona ministeriale, ormai è una scheggia impazzita. Forte di una lunga esperienza nel rappresentare la parte più becera e demagogica dell' elettorato grillino, imperversa quotidianamente nelle cronache parlamentari con dichiarazioni mirate a mettere in difficoltà chi l' ha sostituita al governo e chi dal governo l' ha cacciata, in particolare il capo di M5S, Di Maio. In queste ore in cui l' esecutivo giallorosso traballa, Barbara è una delle poche a mettere d' accordo tutti: grillini e piddini, nordisti e sudisti, leghisti e sardine la giudicano indistintamente un cocktail mortale tra incompetenza e livore. Non si sa se parla più perché non capisce o perché rosica. La salvezza è che ormai conta perfino meno di quel che vale. di Pietro Senaldi

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