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Stefano Bonaccini, dopo l'Emilia Romagna la scalata al Pd: "Se mi chiamano, non mancherò"

Giulio Bucchi
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Parla già da leader nazionale, Stefano Bonaccini. C'era chi lo sospettava già prima della sua riconferma a governatore dell'Emilia Romagna, ma ora è quasi una certezza. Ha vinto senza il Pd, praticamente da solo per propria scelta. E ora prepara la scalata al partito: "È un errore dire che aver vinto in Emilia Romagna sia una vittoria del centrosinistra nel Paese - spiega a Repubblica -. In Calabria perdiamo di venti punti e il centrodestra ha un radicamento straordinario nel Paese. Siamo ai nastri di partenza, non al traguardo". E lui è in testa al gruppone dei pretendenti "progressisti".  Leggi anche: Elly Schlein, l'amica delle sardine papabile presidente del Pd che aveva occupato la sede del partito "Il Pd deve avere un'identità più marcata. Oggi non trovo tre parole chiave che lo definiscano - puntualizza il governatore -. Non può essere una roccaforte in difesa dei valori ma progetto espansivo della società. A Nicola, al segretario (Nicola Zingaretti, ndr), ho detto: servono sindaci e amministratori nelle segreterie, in tutti gli organi dirigenti. E serve il meglio delle competenze che arrivano dalla società". Di fatto, un'Opa "amichevole" al Nazareno in attesa, se mai ce ne fosse bisogno, di quella "ostile".  "Io votai Bersani alle prime primarie. Poi ho coordinato la campagna di Renzi. Ho sempre considerato che fossimo una famiglia, e ho sostenuto le persone che in quel momento mi parevano le più indicate a guidarla". Il prossimo potrebbe essere lui. Si candida a segretario dem, gli chiedono? "Ora sto qui. Certo: se mi chiameranno a dare una mano non mancherò. Ho dimostrato che Salvini si può battere. Se vogliono studiare il modello dico: vediamolo insieme". E tanti saluti agli elettori emiliani: il governatore li aveva convinti del fatto che sarebbe stato un voto "locale" e non "politico" e ora, incassato il successo, sfrutterà quei voti per lanciarsi nella carriera romana. Chissà se a quel punto gli interessi degli emiliano-romagnoli resteranno ancora la sua priorità.

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