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Berlusconi, tutte le grane: toghe, liti e oblio

Silvio Berlusconi visto da Benny

Andrea Tempestini
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E tre: sulle cene di Arcore si sta per aprire un nuovo filone di indagine a carico di Silvio Berlusconi. Il terzo. Che poi è figlio degli altri due processi noti con il soprannome di Karima El Marough: Ruby. Il primo è già arrivato a sentenza in Corte d'Assise nel giugno scorso, con il Cavaliere condannato a 7 anni di carcere per concussione e prostituzione minorile. Il secondo è a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, rei, secondo il tribunale di Milano, di aver sfruttato la prostituzione delle ragazze che partecipavano agli incontri di Arcore. Adesso arriva il Ruby ter, che scatterà non appena i giudici milanesi invieranno in procura i verbali con le presunte false dichiarazioni di 32 testimoni che hanno difeso l'ex premier, sostenendo che, ad Arcore, non c'erano scene a luci rosse. Tutti indagati. Con Silvio a fare da capofila, con l'accusa di aver “comprato” le loro testimonianza. A partire dalla versione delle ragazze, a cui Berlusconi avrebbe offerto alloggio e un emolumento mensile di 2.500 euro per insabbiare la verità. Ambienti giudiziari milanesi fanno sapere che il fascicolo sarà aperto subito. Senza aspettare le motivazioni della sentenza Ruby bis, attese per il 2 dicembre. Una vicenda che avvelena l'umore del Cavaliere, già nero per la storia della decadenza. L'addio al seggio lo lascerà privo di ogni immunità e, già si dispera, «nelle mani delle procure di mezza Italia che faranno la corsa per arrestarmi». Silvio pensa al futuro e lo vede nero: «Dopo la decadenza, mi faranno fare la fine della Tymoshenko, ricevò una richiesta di custodia cautelare e finirò dentro». Ma più della galera, Berlusconi teme l'oblio: «La prima settimana scenderanno in piazza milioni di italiani. La seconda settimana saranno la metà, la terza mi avranno già tutti dimenticato...».   Nel frattempo, può solo vendere cara la pelle. E il suo seggio parlamentare. Andrà a difendersi in piazza e in tv. Ma non è un'impresa facile, «perché la sinistra è pronta a calpestare la Costituzione, le leggi e i regolamenti parlamentari pur di cacciarmi a calci dal Parlamento». La discussione sulla perdita della carica è prevista da programma il 27 novembre. O meglio, al termine della sessione dedicata alla legge di stabilità. Il fatto è che a Palazzo Madama i lavori sulla legge di stabilità procedono a rilento. Tanto che, per rispettare il calendario, l'esecutivo starebbe valutando di porre la fiducia in aula sulla manovra, in modo da non “far ritardare” a Berlusconi l'appuntamento con il suo destino. Angelino Alfano e gli altri ministri del Nuovo centrodestra sono contrari all'utilizzo della fiducia. Soprattutto se, sottotraccia, è motivata dall'esigenza del Pd di levarsi quanto prima Berlusconi dalle scatole.  Gira anche l'ipotesi del colpo di scena. Con Silvio che presenta le dimissioni prima di posizionarsi davanti al «plotone di esecuzione». Un modo, spiegano, per prendere tempo e per poter usufruire dello scrutinio con voto segreto. Anche questa via d'uscita, tuttavia, lascia perplesso Silvio. Perché «la sinistra troverebbe un altro modo per piegare il Regolamento a mio sfavore». Insomma, le vie di fuga si fanno sempre più strette. E Berlusconi inizia a limare il proprio discorso di commiato al Parlamento, dopo diciannove anni di carica ininterrotta. L'Huffington Post è addirittura già in grado di anticipare alcuni passaggi dell'intervento, in cui Silvio accusa i senatori di piegarsi al volere della magistratura e torna a ripetere l'intenzione di non abbandonare la politica.  Vuole rimanere sulla scena, l'ex premier, e non a caso ha rifondato Forza Italia. Ma l'organizzazione del nuovo partito si sta rivelando più difficile di quanto pensasse. Salutati i filogovernativi, adesso sono falchi e lealisti che litigano per la distribuzione delle cariche di piazza San Lorenzo in lucina. Divisioni acuite dalle voci messe in giro sull'intenzione berlusconiana di fare piazza pulita della vecchia guardia per mettere il nuovo partito nelle mani dei manager delle sue aziende e di un nutrito pacchetto di «facce nuove» che Silvio sta personalmente selezionando. Ieri l'amministratore delegato di Mediaset e Publitalia Giuliano Adreani ha smentito la sua nomina a coordinatore di Forza Italia. È vero, tuttavia, che Berlusconi stia seriamente pensando di lanciare in politica tutti i commensali  dei pranzi del lunedì ad Arcore.  Ma un ricambio così repentino della classe dirigente azzurra rischia di avere un effetto collaterale in Parlamento: altri senatori, di fronte alla rivoluzione berlusconiana, sarebbero pronti ad abbandonare Forza Italia per seguire Alfano. L'occasione potrebbe essere offerta dallo stesso Cavaliere, nel momento in cui annuncerà ufficialmente il passaggio all'opposizione del governo Letta. di Salvatore Dama

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