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Coronavirus, Pietro Senaldi smaschera Conte l'opportunista: "Voleva promuoversi, ma ha commesso due errori"

Gabriele Galluccio
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Ammettiamolo, stiamo esagerando. Il coronavirus non è la peste manzoniana ma una forma influenzale particolarmente contagiosa che in Italia ha mandato al creatore solo chi aveva già un piede nella fossa. Cosa che è terribile per le vittime e i loro famigliari ma non può essere confusa con una pandemia. Invece, grazie alla poca grazia del nostro presidente del Consiglio, tutto il mondo crede che sul Bel Paese si sia abbattuta una piaga biblica. Gli errori di comunicazione di Palazzo Chigi ci hanno fatto passare per gli untori del pianeta, con danni all'economia al momento ancora incalcolabili, visto che viviamo di export e turismo. È il momento di voltare pagina, perché il panico rischia di ammazzarci più del virus. Se l'economia infatti si ferma, muore l'Italia. Per approfondire leggi anche: "Potenziale pandemico, il caso-Italia lo dimostra" Il Paese è nel panico non perché gli italiani sono impazziti ma perché, razionalmente, hanno realizzato di essere su una nave senza nocchiero. Il premier ha fatto due errori. Prima ha sottovalutato il virus, dichiarando che l'Italia si stava attrezzando meglio degli altri Stati e derubricando a pregiudizio razzista i saggi consigli dei governatori leghisti di mettere in quarantena chi arrivava dalla Cina. Questa leggerezza ci ha portato il morbo in casa e a quel punto, per cancellare lo sbaglio, Giuseppe ha cambiato completamente linea e ha drammatizzato il problema, regalando all'estero l'immagine di una nazione dove gli ospedali non funzionano e il contagio è fuori controllo. Probabilmente consigliato dal suo omino nero, Rocco Casalino, portavoce e portacervello del premier, Conte si è tolto la pochette e ha indossato il maglione alla Bertolaso, trasferendosi nella sala operativa della Protezione Civile, dove passa inutilmente quattordici ore al giorno. Quando non è lì, il professore di Volturara Appula è in tv, a rassicurare il Paese. Solo che gli italiani non sono fessi e a ogni passaggio del capo del governo nell'etere si spaventano un po' di più. Giuseppe è solo immagine, tolto il fazzoletto nel taschino non gli è restato nulla. L'OBIETTIVO Il presidente del Consiglio ha provato a cogliere l'allarme coronavirus come un'opportunità per promuoversi. Non ha neppure nominato un commissario per l'emergenza, riservandosi l'intera scena. Il suo obiettivo era conquistare gli italiani sconfiggendo l'influenza così come Berlusconi si portò dietro il Paese salvando l'Abruzzo. Più probabilmente il morbo sarà la tomba del premier. L'uomo non si è rivelato all'altezza del compito fin dalla prima mossa, quando bloccò i voli dalla Cina con l'unico effetto di far arrivare le persone da Pechino con scali intermedi, senza quindi poterle registrare né visitare. Quando poi ha incolpato la sanità lombarda di aver propagato il virus, con la falsa accusa di non aver rispettato i protocolli, ha dimostrato di valere poco anche come persona, non solo come amministratore. Se davvero siamo in emergenza, meglio avere un esecutivo di salvezza nazionale con dentro tutti i partiti per gestire la congiuntura piuttosto che essere guidati da un premier che chiede responsabilità e unità solo quando si trova in difficoltà e solo dopo aver provato a scaricare su un ospedale di periferia le proprie manchevolezze. Il presidente del Consiglio non riesce più a tenere insieme la baracca. Per far rientrare la polemica con la Lombardia è dovuto intervenire Mattarella in persona, invitando Fontana a soprassedere sui deliri di Giuseppe. Poche ore dopo le Marche, Regione a guida sinistra, hanno deciso di disobbedire al governo e chiudere le scuole. Questo perché gli amministratori non si fidano di chi comanda a Roma e decidono di agire di testa loro. Bene fanno, dopo le ingenerose accuse dell'esecutivo al modello lombardo. La sensazione è che, via Conte, si tranquillizzerebbero tutti e il Paese, attualmente ostaggio del premier, ripartirebbe. E veniamo allo stato di guerra in cui vivono le Regioni traino economico della nostra economia, Lombardia e Veneto. Le zone focolaio sono state isolate e sono guardate a vista dall'esercito per evitare che si propaghi il contagio. Il coronavirus da solo in Italia non ha ancora ucciso nessuno. L'infezione ha agito unicamente come agente opportunistico, intervenendo in maniera letale su organismi già fortemente compromessi. Tuttavia, una percentuale, piccola ma non insignificante, di quanti vengono colpiti, abbisogna di cure ospedaliere per guarire. Poiché il governo ha perso due mesi - tanto ha impiegato il virus a infettare l'Italia - senza preparare le strutture all'emergenza, Milano e Venezia hanno dovuto mettere in quarantena le zone colpite per evitare che il sistema sanitario collassasse per troppi ricoveri. CON L'ELMETTO La misura precauzionale sta avendo effetto e il contagio pare contenuto. Tuttavia il prezzo è salato. Da quasi una settimana abbiamo rinunciato a vivere per la paura di morire; solo che chi decide di non vivere è come se fosse già morto. La Lombardia e il Veneto non sono l'Italia che hanno in mente Conte e i grillini, sfaticata e mantenuta dal reddito di cittadinanza. Parliamo di territori che non reggono l'inoperosità non soltanto dal punto di vista economico ma anche da quello mentale. E non a caso, l'ordinanza che imponeva ai bar di chiudere alle 18 è stata revocata dopo 48 ore. Non è imprudenza. È che i lombardi si sentono sicuri sotto la guida di Fontana, e pertanto vogliono tornare loro stessi. Il Conte con l'elmetto nella war-room della Protezione Civile è il nostro virus globale. Sta mandando a tutto il mondo il messaggio che siamo un Paese in ginocchio. Venezia è rimasta deserta durante il Carnevale, Milano slitterà il Salone del Mobile, il 70% di prenotazioni negli alberghi è stato disdettato. Poiché viviamo di turismo ed export, la mazzata che ci ha rifilato Giuseppe provocherà danni miliardari, ai quali le euro contrattazioni del premier sulle percentuali del debito italiano con i suoi amici Merkel e Macron non possono porre rimedio. Urge gettare acqua sul fuoco, ma non possiamo lasciare l'estintore nelle mani del piromane Giuseppe. di Pietro Senaldi

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