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Pietro Senaldi contro il premier: Contevirus, pensa solo a sé e trascina a fondo l'Italia

Davide Locano
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In un film di Woody Allen di cinquant' anni fa, Il dittatore dello Stato libero di Bananas, repubblica immaginaria del Centroamerica, il protagonista dall' oggi al domani decretava che la lingua ufficiale del Paese non sarebbe più stata lo spagnolo bensì lo svedese. A seguito di questa decisione ingiustificata, la popolazione si rivoltava e lo destituiva. La pellicola mi è tornata in mente assistendo alle contorsioni mediatiche del governo nell' affrontare il coronavirus. In un amen l' Italia è passata da essere il Paese che «aveva preso le misure più efficaci contro l' influenza cinese» - copyright del premier Conte - alla nazione più infetta dopo la Cina, con comuni chiusi per quarantena, coprifuoco, scuole serrate, esercito in strada e vita pubblica paralizzata. Dall' oggi al domani poi, il vento è nuovamente cambiato, i bar sono stati riaperti fino a sera, gli uffici pubblici hanno abbandonato il telelavoro e gli amministratori hanno fatto a gara per farsi fotografare in luoghi affollati con l' aperitivo in mano. Siccome noi italiani siamo vaccinati all' inadeguatezza e alla schizofrenia di chi ci guida più che al virus, non ci sono segnali di rivolta. Leggi anche: Luca Zaia a valanga: "I cinesi mangiano topi vivi" Non è che le cose dal punto di vista sanitario siano cambiate. Sono aumentati i guariti, ma ciò è un effetto collaterale inevitabile quando cresce il numero di chi si ammala. Semplicemente, si è deciso che i morti non facciano più notizia. Visto che trapassano solo gli anziani malmessi, il virus viene riletto come una sorta di eutanasia naturale. La sensazione è che Paese e cittadini siano infetti o sani, in emergenza o in sicurezza, a prescindere dal reale stato delle cose ma solo in base al giudizio insindacabile del politico di turno, che fa coincidere sovente l' interesse della nazione con il proprio. Quanto a mancanza di trasparenza, ce la giochiamo con il grande dittatore cinese Xi Jinping, che tenne nascosto il morbo oltre per due mesi. La fiducia nello stellone italico, la voglia di vivere e il fatto che, conti alla mano, il coronavirus non ce lo possiamo permettere, ci fanno dire che il peggio è passato. E ci conviene crederci e mostrarci convinti, perché Conte ha diffuso il panico nel mondo e se non disinneschiamo la bomba mediatica tra un po' saremo più isolati della Nord Corea. Siccome poi i mercati sono nervosi e l' economia è sensibile, il passaggio dal terrore al default del Paese è un attimo. Per questo il Quirinale ha preso per le orecchie il premier invitandolo a smettere di fare il fenomeno. FIGURACCE È nelle cose che il coronavirus passerà lasciando sul terreno su per giù le stesse vittime di una normale influenza e quindi, se avessimo avuto un governo all' altezza, ci saremmo potuti risparmiare tutto questo carosello. Il morbo però ci consegna in eredità, più che una lezione, una conferma: la politica da queste parti è capace di fare solo molti guai. Pensa unicamente a se stessa, e riesce a farlo pure male, rimediando figuracce. Conte è credibile quando afferma che noi abbiamo scoperto più malati perché li abbiamo cercati meglio. Siccome però Macron, Merkel, Johnson e Trump non sembrano più fessi di lui, il premier non è convincente quando sostiene che la sua strategia è stata migliore di quella altrui; specie alla luce della retromarcia innescata negli ultimi due giorni. A seconda che si voglia avere un approccio allarmista o sdrammatizzante, il nostro presidente del Consiglio potrebbe essere accusato alternativamente di prove tecniche di strage o di procurato allarme. Quando il virus era lontano, ha fatto il bullo dichiarando che l' avremmo affrontato meglio degli altri. Però non ha impiegato il mese di tempo che aveva per attrezzare gli ospedali e la protezione civile; quindi allorché l' influenza è arrivata ha fatto male e Conte ha perso la testa, terrorizzando tutti e screditando ospedali e governi regionali agli occhi del mondo. Ha litigato sia con il leghista lombardo Fontana sia con il dem marchigiano Ceriscioli. Dopo aver tardivamente capito che il suo atteggiamento procurava ingenti danni all' economia, con alberghi disdettati, esercizi vuoti e fiere che saltano, e che essi si sarebbero tradotti in un suo licenziamento, il professore di Volturara Appula ha cambiato di nuovo idea. Senza manico, il Paese è andato avanti a strappi, in ordine sparso e con decisioni contradditorie e confuse. Nel mentre, la politica romana da una parte ha cercato di approfittare della difficoltà del premier per giubilarlo, senza ahimè riuscirci, e dall' altra ha fatto passare alla chetichella norme liberticide come quelle che autorizzano le intercettazioni in casa all' insaputa dello spiato. L'iniziale mancanza di una giusta precauzione da parte del Palazzo si è tradotta in preoccupazione nella popolazione, divenuta panico allorché i cittadini si sono resi conto che il governo non aveva la situazione in pugno. E ora i giallorossi tirano fuori la soluzione: chiedere all' Europa il permesso di aumentare il debito pubblico per fronteggiare l' emergenza. Tanto alla fine non dovranno pagarlo loro, bensì i sopravvissuti dal Contevirus, pronto ad aggredire chi non sarà colpito dal coronavirus. di Pietro Senaldi

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