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Micromega: "La rivoluzione arancione è finita". I sindaci rossi hanno rotto pure i radicalchic

Eletti in pompa magna nel 2011, i primi cittadini di Napoli, Milano, Genova e Parma hanno deluso. Pure l'intellighenzia di sinistra

Roberto Procaccini
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La "rivoluzione arancione", quell'onda di voti che nel 2011 ha premiato candidati sindaci più che progressisti in quattro grandi città italiane, appartiene al passato. E se lo scrive MicroMega, rivista di geopolitica cult per la sinistra radical chic che più non si può, allora è proprio vero. Nel numero in edicola del mensile diretto da Paolo Flores D'Arcais si recita il requiem di Giuliano Pisapia, di Luigi De Magistris, di Federico Pizzarotti e di Marco Doria, i primi cittadini scassatori e rivoluzionari, uniti nel vincolo di non essere candidati del Pd e per questo interpreti dello scontento del popolo di sinistra verso gli apparati democratici. Ecco, l'epitaffio di Micromega è proprio questo: dell'entusiasmo dei loro esordi, a quasi tre anni di distanza, non rimane niente. L'analisi - Sono impietosi i reporter di Micromega. Il sindaco di Milano, Pisapia, ha il demerito di essersi chiuso in Palazzo Marino, di aver ristretto i rapporti coi cittadini, di aver accettato la continuità con le precedenti amministrazoni e di fasri sentire troppo con le tasse. Ed è quello che se la cava meglio. Per "Giggino 'a manetta", l'uomo forte di Napoli, non c'è speranza: disorganizzazione, scandaletti familiari, democrazia partecipativa messa subito in soffitta, protagonismo sui social fine a se stesso. Il grillino di Parma, invece, s'è bruciato su inceneritore e servizi, mentre al genovese Doria, banalmente, "manca una visione globale". La rivoluzione arancione, insomma, è proprio finita.

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