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Politica, Alfano al bivio: mollare il governo o sparire come Fini

I dubbi del leader di Ncd. Sostenere l'esecutivo mentre sfilano i Forconi non porta voti, mentre Renzi lo può fregare facendo saltare il banco per primo. E c'è il precedente di Gianfry

Roberto Procaccini
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Il dubbio del vicepremier: tornare all'ovile o seguire la sorte di Gianfranco Fini. A un mese dalla separazione dal suo mentore, Angelino Alfano, leader del Nuovo Centrodestra, è già a un bivio. La prima opportunità è rimanere fedele alla linea che ha segnato la nascita del suo partito: sostenere l'esecutivo e mantenere il patto di stabilità governativa con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma è una politica che costa: stare al governo sta erodendo la sua base elettorale (gli ultimi sondaggi registrano Ncd intorno al 4 per cento), mentre entro i confini del partito si registrano i primi scettici tentati dalla trasmigrazione in Forza Italia. La seconda sarebbe mollare il governo è tornare all'ovile, tra le braccia di un Silvio Berlusoni che si sarebbe pure detto pronto a riaccorglielo. Rottamato dal rottamatore - Il governo vivacchia, mentre i Forconi agitano le piazze del Paese. Sostenere questo esecutivo non è popolare, e Alfano se ne sta rendendo conto. Ma a mettergli il pepe sulla coda è il neosegretario del Pd Matteo Renzi. Il primo confronto pubblico tra i due, qualche giorno fa in occasione della presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa, ha visto il sindaco di Firenze stravincere la partita. Ma il principale cruccio di Angelino non è la brillantezza del rivale, bensì la possibilità che faccia saltare il governo per primo: che per Matteo la longevità dell'esecutivo Letta non sia una priorità è noto. Se Renzi dovesse assumersi per primo la responsabilità del ritorno alle urne, per il vicepremier sarebbe difficile recuperare consensi e credibilità. E lo spettro di Fini, acclamato dalle folle alla prima convention Fli di Mirabello e poi velocemente scivolato verso l'oblio, si farebbe molto più concreto.

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