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Berlusconi: "Al voto il 25 maggio"

Silvio Berlusconi visto da Benny

Silvio passa il Natale ad Arcore a studiare le prossime tappe: riforma elettorale entro febbraio, poi la sfida con Renzi. Urne vicine...

Andrea Tempestini
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Silvio Berlusconi si prepara a trascorrere il Natale in famiglia con un occhio svogliato rivolto alla politica romana e un altro, preoccupato, puntato sulle ultime carte processuali che lo riguardano. Nel primo caso, è lui a emettere sentenza: quel Letta lì, l'Enrico della conferenza stampa di fine d'anno, quello che descrive l'agenda 2014 come «un libro dei sogni», è “condannato” a «non durare» se non per pochi mesi ancora.  Dal premier non è arrivata alcuna «ricetta concreta» su come il governo intenda uscire dalla crisi economica. Letta ha sbandierato un «ottimismo non giustificato» dagli indicatori economici. Un'euforia «ancora più fuori luogo» dal momento che «gli italiani dovranno pagare il conto della manovra dell'esecutivo», che contiene «solo tasse». Insomma una bocciatura senza appello, per l'esponente democratico, che proprio Silvio indicò per Palazzo Chigi scegliendo dalla rosa proposta dal Quirinale. Altri tempi. Adesso Forza Italia è fuori dalla maggioranza delle larghe intese, è all'opposizione.  Un sollievo per il capo dell'esecutivo. Che indica come proprio principale risultato del 2013 l'essersi tolto dalle balle il Cavaliere. Concetto che Letta rimette in bella per i taccuini della stampa parlando di «ricambio generazionale». Ma Silvio non ci sta a farsi archiviare, deciderà lui se e quando lasciare la scena. Berlusconi non accetta che il presidente del Consiglio si autocelebri come il nuovo: «Questo governo è il vecchio che avanza, basta vedere lo spettacolo osceno offerto sulla legge di stabilità», che ha fatto rivivere le peggiori stagioni del pentapartito in quanto ad assalti alla diligenza. Anche fisicamente, avrebbe riflettuto l'uomo di Arcore, Enrico appare molto invecchiato in questi otto mesi di permanenza a Palazzo Chigi. E ha sorriso, Silvio, con chi gli ha fatto notare che alla guida della compagnia del “ri - cambio generazionale” c'è un uomo che «quarantenne lo è già stato due volte».  Cioè, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L'unico credibile, capace di incarnare il cambiamento agli occhi dell'elettorato, è Matteo Renzi. Ma deve fare presto. Perché tra un anno, ha ragionato Berlusconi con i suoi, l'ef - fetto novità sarà evaporato. Questa situazione non può reggere oltre qualche mese, fa i conti il Cavaliere. Ecco perché Letta ha parlato al vento. Renzi «alzerà sempre di più la posta» fino a far cadere l'esecutivo. Allora l'uomo da marcare è lui, il vincitore delle primarie. È con il primo cittadino fiorentino che bisogna dialogare per rifare la legge elettorale. Una partita nella quale Berlusconi vuole essere assolutamente coinvolto. L'esclusione dal tavolo delle regole del voto significa il rischio di vedere approvato un sistema elettorale che favorisca i suoi estensori.  I tempi sono quelli, non c'è tanto da fare in questi mesi. L'esecutivo «non ha i numeri né la leadership» per assumere «quelle misure shock» che servono per rilanciare l'economi - ca. Nel contempo, non ci sono i numeri per riformare la Costituzione. Tanto vale allora, secondo Berlusconi, approvare la legge elettorale «entro febbraio », sciogliere le Camere e andare al voto il 25 maggio, per lasciare ai cittadini la possibilità di eleggere una nuova maggioranza che sostenga un governo «finalmente legittimato dal consenso popolare».   di Salvatore Dama

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