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Berlusconi gongola: mi voteranno i grillini

Silvio Berlusconi

Ignazio Stagno
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Niente «procedura prioritaria» per il ricorso contro l'incandidabilità. La decisione presa ieri dalla Corte europea dei diritti dell'uomo non è certo un bel segnale, ma non è riuscita a turbare più di tanto l'umore di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è rimasto rinchiuso tutto ieri a Palazzo Grazioli: ha incontrato molte persone e visto in tv alcune scene dell'occupazione di Montecitorio messa in scena dai grillini. «Non sanno più cosa inventarsi e stavolta hanno anche sbagliato i conti: gli elettori si spaventano davanti a queste scene di guerriglia, fuggono», ha commentato con un interlocutore.  L'ex premier è convinto non da oggi che il Movimento 5 Stelle è destinato a sgonfiarsi presto e arriva a vaticinare che «parte di quell'elettorato tornerà a votare per Forza Italia, recupereremo milioni di voti». Dovranno farlo volenti o nolenti: la nuova legge elettorale costringerà tutti ad una “scelta di campo” al secondo turno, quando i candidati da scegliere saranno uno del Pd, l'altro di Fi. Visto il caos in Parlamento, qualcuno dei suoi consiglieri gli aveva suggerito di dire qualcosa, almeno per manifestare solidarietà alle donne del Partito democratico insultate dai grillini, ma il presidente azzurro ha preferito restarne fuori.  Parla per suo conto  Il Mattinale: «L'asse Berlusconi-Renzi sta abbattendo il muro dell'antipolitica». La tesi non è nuova: l'«antipolitica» dei Cinquestelle è stata tagliata fuori e, per farsi vedere, i grillini sono costretti ad agitarsi, fare casino. «Il Movimento 5 stelle è stato coinvolto nella scelta del nuovo sistema elettorale, ma sono stati loro a non voler contribuire, a chiamarsi fuori», dice, quasi giustificandosi, a un interlocutore. A nulla sono servite le telefonate con l'ideologo grillino Paolo Becchi, né le offerte pubbliche a discutere apertamente del modello migliore. Con il sindaco di Firenze, invece, sono bastate una dozzina di telefonate e un faccia a faccia di un'ora e mezza per scrivere non solo le regole per il voto, ma, addirittura, le riforme istituzionali che farebbero nascere la Terza Repubblica.  Le cose «stanno andando bene», ammette il Cavaliere, tanto che in Aula a Montecitorio oggi saranno votati «emendamenti-fotocopia» del Pd e di Forza Italia per la modifica dell'“Italicum”. I democratici addirittura sono disponibili a votare la Salva-Lega, cioè la clausola che consentirà al Carroccio di essere rappresentato anche se, a livello nazionale, non dovesse raggiungere quota 4,5%, nel caso arrivasse a quota 8% in tre Regioni.  Il presidente azzurro vede con preoccupazione il fatto che «i piccoli» si stanno «agitando molto», ma è sicuro che «nessuno si assumerà la responsabilità di far saltare tutto», né la sinistra Pd né Rosy Bindi. Qualora vi fossero modifiche anche minime in Parlamento, infatti, c'è accordo col Pd che si chiamino le urne, si andrà a elezioni anticipate. Non succederà. Il Cavaliere ha molto apprezzato le parole del leader Pd che, intervistato a La Telefonata, è tornato a dire che «è normale che i piccoli si arrabbino», e che gli ha tributato un nuovo riconoscimento personale: «Nell'accordo fatto con Forza Italia abbiamo dimostrato che sulle regole siamo persone serie e andiamo avanti insieme». Se le cose andranno come devono, le elezioni Politiche possono pure aspettare. Per questa ragione la decisione della Corte europea di rinviare di qualche tempo la discussione del suo ricorso contro la legge firmata da Paola Severino che ne ha sancito l'ineleggibilità non è stata una notizia così drammatica. Il Cavaliere resta convinto che i giudici non potranno che dargli ragione, ma, in ogni caso, avrà restituito l'onore e un argomento in più per la campagna elettorale, ma non la possibilità di candidarsi alle elezioni.  di Paolo Emilio Russo  

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