Corsa ad ostacoli

Legge elettorale, verso il rinvio alla Camera. Renzi: "Mi fido del Pd"

Giulio Bucchi

Questa legge elettorale non s'ha da fare. L'Italicum doveva approdare oggi in aula alla Camera ma si va verso un nuovo rinvio. Ufficialmente, viene spiegato, sono stati i "piccolì partiti" a chiedere la convocazione di una riunione dei Capigruppo, perché ritengono necessario avere più tempo per studiare i tre emendamenti all'Italicum presentati dal relatore, Francesco Paolo Sisto. La Capigruppo di Montecitorio è stata quindi convocata per le 14 di oggi e, molto probabilmente, rivedrà il calendario che prevede, ad ora, l'avvio in Aula della riforma oggi pomeriggio. I tre emendamenti del relatore - due sugli "algoritmi" per la distribuzione dei seggi alla Camera e al Senato e uno sulle soglie di sbarramento, al 37% e al 4,5%, così come da accordo nella maggioranza - per i "piccoli" comportano dei cambiamenti all'impostazione della riforma e, quindi, necessitano di più tempo per valutarne le conseguenze. Ma il nodo, oltre che tecnico - la ripartizione dei seggi - è anche politico: c'è, infatti, la questione del prosieguo del governo, con la direzione del Pd convocata per giovedì 13 febbraio. Ma ci potrebbero essere delle novità Renzi: "O Italicum o salta l'Italia" - Altro intoppo, dunque, sulla strada di Matteo Renzi così pure del governo di Enrico Letta. Se la parola chiave per tutti è "riforme", l'approdo in porto della prima annunciata dal segretario Pd, quella dell'Italicum, sarebbe ovviamente fondamentale. Davanti all'assemblea del gruppo del Partito democratico, è lo stesso Renzi a provare un'accelerazione: "C'è bisogno di un approfondimento in sede politica? Io ci sto. Propongo l'inversione tra le due direzioni: giovedì facciamo quella sul governo". Renzi dice di non aver paura di "sabotaggi" interni sulla legge elettorale ("O la portiamo a casa o salta l'Italia, io mi fido della squadra del Pd", assicura il segretario) ma di voler tenere insieme la discussione su Italicum e riforma del Senato "perché la questione è politica".  "Buttiamo via la legislatura?" - Il punto è: questo governo e questa maggioranza riusciranno a portare a termine le riforme oppure si auto-affonderanno sotto il peso di veti incrociati, veleni e regolamenti di conti? "Pensate a un videogame - è la nuova metafora di Renzi -. Questa legislatura ha utilizzato il 19 per cento della barra della vita. Questa legislatura ha davanti a sé l'81 per cento. La buttiamo via? Questa è la questione sul tappeto". Anche dal faccia a faccia con il presidente Napolitano è emerso il tema di fondo: il governo ha la forza sufficiente per "fare le cose"? Il presidente ha chiesto a Renzi di prendere una posizione chiara: se vuole sostenere Letta, lo faccia apertamente, magari favorendo un rimpasto e suggerendo qualche nome oppure accettando la proposta di una "staffetta" a Palazzo Chigi. Altrimenti si torna al voto subito, è la minaccia del Colle, anche senza riforme approvate. Voglia di staffetta - A giudicare dai toni di Renzi, a tornare alle urne il segretario Pd non pensa minimamente: "La batteria è scarica? Decidiamo se va ricaricata o cambiata". In fondo basta fare una somma: Matteo tifa per tenere in vita la legislatura, e molti renziani sono pronti a giurare che la tentazione del sindaco di Firenze di diventare premier senza passare dal voto popolare è sempre più forte. "Credo che per Letta farsi da parte non sarebbe doloroso, ma non so se sarà questo ciò che vuole Napolitano - ammette Maria Rosaria Di Giorgi, senatrice Pd, ad Agorà su Raitre -. All'interno del Partito democratico, sia nella direzione che nei gruppi parlamentari, sta crescendo questa idea di un cambio che rappresenti anche una iniezione di entusiasmo e vitalità nell'affrontare i temi pesantissimi del paese. Siamo noi che dobbiamo trovare una soluzione e l'anticipazione al 13 febbraio della direzione mi sembra un segnale importante".