Prodi: D'Alema mi negò il Quirinale. E Monti voleva da me il governo
Dopo le rivelazioni sul complotto anti-Cav il libro di Alan Friedman continua a far discutere. "Ammazziamo il Gattopardo" infatti è una sorta di grande retroscena sugli eventi della politica degli ultimi tre anni. Ora a scatenare le polemiche è il racconto che fa Romano Prodi su quel bombardamento subito dai 101 franchi tiratori del Pd che gli sbarrararono la strada a Mortadella sulla via per il Colle. "Il giorno più lungo di Romano Prodi". E' in questo capitolo Friedman riporta le parole di Prodi sui retroscena della sua bocciatura in Parlamento alla carica di presidente della Repubblica. Friedman scrive così: "Poi viene la telefonata con Massimo D'Alema, Prodi la ricorda senza esitazioni: "D'Alema mi esprime invece una forte e chiara perplessità. Come sempre accade in questi casi, non viene mai sollevato un problema di merito ma di metodo. Mi dice infatti che le candidature per ruoli così importanti vanno 'preparate' e vanno discusse. Capisco perfettamente la cosa. Telefono a Flavia e le dico che può essere del tutto tranquilla, che non avrò i voti". Tutta colpa di D'Alema - Poi il Professore di Bologna chiarisce: D'Alema mi ha detto 'Benissimo, tuttavia decisioni così importanti dovrebbero essere prese coinvolgendo i massimi dirigenti'. Cioè facendone una questione di metodo. E quando ho sentito questo ho messo giù il telefono, ho chiamato mia moglie e le ho detto: 'Flavia, vai pure alla tua riunione perché di sicuro Presidente non divento'". Scrive ancora Friedman: gli esponenti di Scelta Civica hanno votato in 78 per la Cancellieri, il Pdl non si è presentato e Prodi è finito con 101 voti in meno, lontano dai 504 voti necessari per vincere. Ha preso 395 voti, che significa 101 franchi tiratori tra le sue fila. Visto che Pd più Sel disponevano di 496 voti. Rodotà ha preso ancora 231 voti, grazie al M5S, e Massimo D'Alema, sì proprio lui, si è beccato 15 voti. Abbastanza per un piccolo viaggio sentimentale attorno al suo ego. Il commento di Prodi: "Alla votazione ne sono mancati 101, anzi secondo me di più, perché qualche voto dall'esterno l'ho avuto. Insomma, sono convinto che l'ho avuto, quindi a mio parere ne sono mancati tra i 115 e i 120 da parte del Partito Democratico". Il ricatto di Monti - Infine arriva l'accusa per il Loden: "Monti mi ha detto: 'I nostri rapporti sono ottimi ma non posso votarti perché sei divisivo'. Mi ha confermato il voto contrario del suo gruppo perché la mia candidatura risultava divisiva e contro le necessarie intese con Berlusconi" Però ricorda un altro fatto: "Poi c'è stato un sms di un suo collaboratore, un po' strano che diceva: 'Ma devi offrire a Mario qualcosa in più'. Ma lasciamo stare questi aspetti". Un sms strano in cui qualcuno vede una sorta di ricatto da parte di Monti a Prodi dal tono 'se non mi dai il governo allora io non ti do quelli per il Colle".