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E' l'nnesimo giro di poltrone tra i soliti noti

Il segretario Pd dice che è la volta buona: sì, per loro, giovani figurine o vecchi marpioni legati ai poteri di sempre

Matteo Legnani
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Il cappello ce lo mette Giorgio Napolitano, felice di aver normalizzato l'ormai ex rottamatore: «Servono tempi brevi per le riforme». Il capo dello Stato - capo in tutti i sensi - non sta nella pelle: dopo i fallimenti clamorosi di Monti e Letta, il buon senso imponeva le dimissioni, invece è riuscito anche stavolta a imporre i propri uomini (Padoan su tutti) o a bloccarne altri, vedi Gratteri (troppo libero, presidente?). Napolitano opera per salvare l'Italia? Macché, per salvare la liturgia delle larghe intese, unico giochino che gli permette di restare protagonista. Nel carnet di parole è il turno di Matteo Renzi: «Mi gioco la faccia. Che è più importante della carriera». Poi del giovane mestierante della politica, Angelino Alfano: «Vedrete che adesso daremo una scossa al Paese». O del confermato cadregaro Maurizio Lupi: «Questo governo ha una natura eccezionale per portare l'Italia fuori dalla crisi». Alla gran fiera delle vanità non manca nessuno; per tutti questa è «la volta buona», per dirla con un hashtag del premier, affinché l'Italia si riprenda dalla crisi. Ovviamente non sarà questo miscuglio di larghe intese tra partiti decotti e poteri coccodè ad aiutare gli italiani. La scelta dei ministri è la conferma che l'Italia è sotto commissariamento e che il voto degli italiani non è più necessario. Anche stavolta si deve fare senza. Ci divertiremo alle Europee dove astensionismo e consenso contro l'euro e le politiche di austerity apriranno gli occhi a questi leader di sabbia. Tweet, post su Facebook, e poi foto di giuramento coi vestitini nuovi, sorrisini e soddisfazioni per essere arrivati o per essere stati confermati nelle stanze dei Palazzi. Un fiume di parole, sempre tutto virtuale perché poi nessuno di loro - nessuno - ha il coraggio di mettere la faccia nell'Italia che annaspa. Che tristezza vedere queste figurine sfilare col sorriso dell'autocompiacimento. Vedere ministri compiacersi del potere che hanno raggiunto senza fatica. Non paga chi sbaglia di più, paga chi non è nel network del potere che conta. Padoan lo è. Lupi lo è. Poletti lo è. La Guidi lo è. E lo sono anche i giovani che oggi si prendono i flash della stampa compiacente. Nessuno di costoro avrà mai il coraggio di uscire dalle stanze dei ministeri per porgere le condoglianze ai familiari di un imprenditore suicida, nessuno abbraccerà un operaio senza più lavoro, nessuno di questi finti giovani ascolterà storie come quella di Esmeralda, una ragazza laureata che si alza alle 4 del mattino per aiutare il padre al mercato del pesce di Torino. Questo governo puzza di make up, di trucco, di cipria. È un governo per metà marketing e per metà potere chiuso. A parole pensano tutti all'Italia e agli italiani.  Poi quando c'è da passare il potere dalle mani dell'uno alle mani dell'altro manco si guardano in faccia. Si odiano. È il momento della verità della politica: il potere logora chi non ce l'ha, come diceva Andreotti. E il potere in mano a giovani figurine è un arnese pericoloso, fonte perpetua di vanità e di privilegio. L'ho già vista la Madia respingere le telecamere e le domande dei giornalisti con fare schizzinoso da Maria Antonietta: «Quel che fate non è giusto! Non è giusto!». Non è giusto? Porca vacca, vincono il biglietto della lotteria, sono sistemate senza avere particolari meriti e si permettono pure di dire che non è giusto? Andatela a vedere l'Italia delle ingiustizie vere! #Lavoltabuona non è nient'altro che l'ennesimo giro di poltrone tutto interno ai soliti. È una voltabuona solo per loro, mai per gli italiani condannati a mantenere questa classe politica e questo baraccone statale incapace di assumersi la responsabilità di un'azione politica forte, rivoluzionaria.  Arrivano dalla troika e dai loro incubatoi. Arrivano da Confindustria perché bisogna pur premiare le sparate di Squinzi contro Letta. Arrivano dalle cooperative per mantenere in piedi un sistema amico. Arrivano da Cielle e Compagnia delle Opere perché Expo è un affare imperdibile. Arrivano dall'album delle figurine Panini per far vedere quanto son giovani e carini. Arrivano dopo le chiacchierate con banchieri, editori e uomini d'affari. Arrivano dai partiti perché una maggioranza - una purché sia - bisogna pur acciuffarla. Ecco da dove arriva il governo Renzi, ecco da quali abbeveratoi si disseta. Non c'è bisogno di aspettare tanto tempo per capirne la pasta. È la stessa dei governi Monti e Letta. È la stessa che ha fatto franare l'economia reale per salvare altri sistemi di potere e di business. Non daremo tempo e respiro al giovane e vanitoso Renzi, perché è stato lui a dire che bisogna uscire dalla palude in fretta; è stato lui ad annunciare una grande riforma al mese. Bene, nel mondo di twitter, Matteo è già in ritardo. di Gianluigi Paragone

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