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L'ultimatum di Renzi: "O si fa la legge o il governo cade"

di Lucia Esposito venerdì 31 gennaio 2014

Matteo Renzi

3' di lettura

Il messaggio non è nuovo, ma che sia ripetuto nel momento in cui la legge elettorale inizia ad affrontare la navigazione tra un emendamento e l’altro lo rende ancora più chiaro, ancora più forte. "Siamo consapevoli che siamo a un bivio straordinario. Con le riforme sarà tutto più semplice anche per quanto riguarda il lavoro, lo sviluppo", avverte Matteo Renzi, "Se si affossa anche questa possibilità di riforme diventa davvero delicato immaginare uno spazio di speranza per questa legislatura". Chiaro, no? Chi tocca muore, se invece si va avanti si tira dritto fino al 2018. Con un governo riveduto e corretto? Le dimissioni del ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo riaprono il caso, ma interviene direttamente Enrico Letta a tappare la falla. Accetta l'addio, senza troppi rimpianti, ed assume su di sè l’onere di guidare il dicastero. Niente "quick fix", ma una soluzione che impedisce alla falla di allargarsi, magari con un bel dibattito sul rimpasto.  Ultimatum Renzi - Anche a su questo Renzi è adamantino: "Parlo a nome del Pd e riteniamo che la questione sia di competenza del presidente del Consiglio". Faccia lui, insomma, io non mi infilo in questo cunicolo. Il fatto è che c'è già abbastanza da pensare per proteggere il cammino dell’Italicum. Oggi, lunedì 27 novembre per l’appunto, è il giorno in cui scade il termine per la presentazione degli emendamenti, ed il sindaco di Firenze si deve dar da fare per conficcare nel terreno qualche pietra di confine. "Il testo base è già stato approvato e le modifiche spero siano il più condivise possibile: non è pensabile che per lo 0,5% salto l’accordo", mette le mani avanti. In effetti di movimento ce n'è tanto, anche fuori del suo partito. I grillini sono all’attacco con il mantra elaborato da Grillo nelle settimane scorse: liste bloccate uguale parlamento di nominati e delinquenti. Ed anche Forza Italia non rende il clima più disteso, di fronte alle stesse minirevisioni che lo stesso Renzi sarebbe pur disposto ad accettare. I vertici si riuniscono in mattinata e stabiliscono: resta il no secco all’introduzione delle preferenze, ma paletti vengono posti - viene spiegato - anche sulla soglia di sbarramento del 5% per i partiti all’interno della coalizione. Fi, accordo su una modifica - E a blindare il "patto del Nazareno" arriva anche Forza Italia: "La portata dell’intesa tra Berlusconi e Renzi trascende la legge elettorale e le riforme per coinvolgere, più in generale, la dinamica del dibattito politico e le nuove prospettive di confronto, in un’ottica sì dialettica ma priva delle sue derive brutalmente muscolari. Se dovessero prevalere i piccoli ricatti, interni ai partiti o tra i partiti, non verrebbe meno solo un accordo che va rispettato, verrebbe meno una prospettiva di normalizzazione politica che, se pure fa paura a qualcuno, gli italiani attendono da tempo", afferma  in una nota, Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia. Al termine di una giornata convulsa, ecco però l'accordo su una modifica: gli azzurri sarebbero disponibili ad alzare al 28% la soglia per accedere al premio di maggioranza. E' quanto sarebbe emerso dall'incontro tra Renzi e Denis Verdini, incontro in cui però Forza Italia si è mostrata inamovibile sulla soglia di sbarramento al 5% per i partiti all'interno delle coalizioni. Gli azzurri, inoltre, si sono mostrati possibilisti su un ritocco alla procedura di "restyling" dei collegi: Forza Italia vorrebbe che il compito di disegnarli spetti al Parlamento (il Pd, da par suo, chiede che venga data una delega al governo).

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