Guerra persa

Giuseppe Conte e il coronavirus: in malattia chi sta bene e mutande vietate, tutte le idiozie del premier

Salvatore Dama

Le regole delle volte sono ottuse. Quelle scritte in fretta, poi, rischiano di diventare proprio stupide. Prendiamo il decreto "Cura Italia", messo su dal governo in pochi giorni per rispondere all' emergenza economica seguita alla diffusione del coronavirus. Per carità, contiene cose giuste. Ma pure della roba incomprensibile.
Esempio? Sui "quarantenati". Ovvero quei soggetti che si sono messi in isolamento fiduciario, perché sono positivi, perché hanno avuto un caso di Covid-19 in famiglia o nelle ultime frequentazioni. Oppure perché provenivano da un' area geografica a forte rischio di contagio, come la Lombardia, e se ne sono tornati a casa da mammà. Questi ultimi, se non si tratta di studenti o disoccupati, probabilmente sono lavoratori. In buona salute.
E potrebbero operare con il telelavoro, da casa, senza problemi. Invece no. L' ultimo decreto del governo Conte dà loro la possibilità di farsi due settimane sul divano pagati dall' Inps.



La convalescenza - È quanto prevede l' articolo 26 del testo di legge. Che dice questo: «Il periodo trascorso in quarantena è equiparato a malattia». Cioè: significa che puoi stare in convalescenza anche se sei sano, hai l' unico obbligo di startene chiuso in casa, come d' altronde dovrebbero fare tutti. E ti pagano. O meglio, ti paga lo Stato: «In deroga alle disposizioni vigenti», prosegue il decreto, «gli oneri sono posti a carico dello Stato nel limite massimo di spesa di 130 milioni di euro per l' anno 2020».
La quarantena pagata dura 14 giorni effettivi e 10 lavorativi. E l' esecutivo ha messo in conto di dover garantire la retribuzione a più di 90mila persone, facendo una stima sul numero totale dei contagiati. Sono numeri grossi che andranno a impattare sugli enti previdenziali il quali già non godono di buona salute. Pure loro.
Ma c' è dell' altro. Nell' ordalia di divieti partoriti nelle ultime ore ce ne sono alcuni davvero folli. Per esempio, a Roma i forni possono cucinare la pizza bianca e con il pomodoro, ma non la Margherita. C' è una circolare firmata dal dirigente dell' unità Studi e Applicazione Normativa della Polizia Locale della capitale. E chiarisce ai Vigili la corretta interpretazione del dpcm del governo, quello che ha portato alla serrata di alcuni negozi. Il caso è stato sollevato da Fanpage. Secondo il documento, i laboratori di panificazione possono sfornare pane e grissini, focacce, pizze bianche, al pomodoro, ma non condite con altri ingredienti. Perché? Il portale on line ha girato il quesito al comando della polizia locale romana. La risposta è che bisogna evitare assembramenti.



La genialata - Altra misura incomprensibile. La Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, ha stabilito la chiusura dei supermercati alle 19 (niente spesa notturna) e alle 15 di domenica. Ciò, invece che diluire gli assembramenti, li crea. Perché i clienti si affollano tutti in contemporanea per fare la spesa.
L' ultima genialata è quella di proibire ai supermercati la vendita dei beni che non sono di prima necessità. Quindi, se uno finisce le mutande, ne resta senza, essendo chiusi i negozi di abbigliamento. Però contemporaneamente si possono acquistare i cappottini per il chihuahua, perché gli store per animali sono aperti. Discorso analogo per la cartolibreria. Le grandi catene hanno dovuto transennare i reparti.
Però, nel contempo, i ragazzi devono proseguire la didattica da casa. Senza penne e quaderni.