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Luigi Di Maio e Gualtieri, il retroscena: volano parole grosse al cdm sul Decreto Imprese

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Finisce in rissa anche sul Dl Imprese, tra Pd e M5s. Il coronavirus ricompatta la maggioranza solo nella facciata delle conferenze stampa di Giuseppe Conte, perché dietro le porte chiuse di Palazzo Chigi volano stracci. Lunedì è stata la volta di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, e Roberto Gualtieri, dell'Economia. 

 

 

 

Secondo un retroscena del Corriere della Sera, "sono anche volate parole grosse". Il nodo è il ruolo di Sace, la società che dovrà gestire i 400 miliardi di euro di prestiti alle imprese, via banche, equamente divisi tra mercato interno ed export. Sace resta in Cdp, ma passa "sotto l'indirizzo e il coordinamento" del Tesoro, come Eni e Poste e altre controllate. In altre parole: decide il Pd, con gran scorno di Di Maio. Compromesso difficilissimo e trovato grazie al "prestito" da 50 miliardi di nuove garanzie concesso dal Tesoro alla Farnesina proprio per l'export. 

 

 

 

"Su Sace si sta consumando una lotta di potere tra Pd e M5S su cui ci teniamo fuori - hanno lanciato la granata i renziani di Italia Viva -. L' unica preoccupazione per Italia viva è la garanzia al 100% per far avere liquidità a chi ne ha bisogno. Non ci interessano le questioni di potere di palazzo". Impossibile però finire in impasse su una misura tanto importante, e quando ci sono i soldi un accordo lo si trova sempre. A spese di chi, è ancora tutto da vedere. 

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