Dietrofront

Mes, Dagospia: Giuseppe Conte ha già detto sì, ma non sa quando comunicarlo agli italiani

Ve lo ricordate Giuseppe Conte battere i pugni sul tavolo e assicurare che l’Italia non avrebbe utilizzato il Mes perché, a differenza di altri Paesi, non ne avrebbe avuto bisogno? “Strumento non adeguato, noi siamo ambiziosi”, diceva il premier mentre stava cadendo con tutte le scarpe nella trappola europea, ordita dai Paesi del Nord ma soprattutto da Angela Merkel, la cui scelta di temporeggiare ha cambiato le carte in tavola. La cancelliera tedesca ha intortato Conte, che paga lo scotto di essere l’ultimo arrivato e pure scarso politicamente: il premier voleva il Recovery fund? E lo avrà, ma quando ormai non servirà più a niente e soprattutto non alle condizioni immaginate (1.500 miliardi disponibili solo attraverso prestiti, mentre l’Italia chiede almeno il 30% a fondo perduto): i soldi saranno disponibili non prima di settembre, un’attesa che non possiamo permetterci, soprattutto dopo l’ulteriore rinvio delle aperture per le piccole e medie imprese, che fa da preludio a una pioggia di fallimenti. Stando alle indiscrezioni di Dagospia, Conte si è convinto da dire sì al Mes: gli hanno spiegato che quei 36 miliardi servono per sopravvivere nei prossimi due mesi. A convincerlo sono stati due fattori: il calo degli acquisti nei supermercati e l’allarme di Bankitalia e Abi sul rischio che le banche restino senza soldi. Per questo il premier starebbe riflettendo su quando e come comunicare al Paese l’apertura al Mes, l'ennesima promessa tradita.